La strage di Centocelle riapre la questione Rom
La giunta annuncia un piano su Roma. “Ma il problema sono i campi”
L’assessore al Sociale, Laura Baldassarre, ha annunciato che la giunta intende esaminare “un piano Rom” a partire dalla prossima settimana. A pochi giorni dal rogo di Centocelle, dove hanno perso la vita tre sorelle di origine nomade, mentre gli investigatori tentano di ricostruire le ragione della faida tra famiglie nomadi che sembra all’origine di questa strage, in città torna ad aprirsi la questione Rom. Quella cioè di un cosmo appartato, emarginato, impenetrabile, che vive accanto a noi ma con regole proprie e parallele. Secondo il rapporto annuale 2016 dell’Associazione 21 Luglio, sono circa 3700 i rom che vivono nei campi. Quelli ufficiali, nella capitale, sono sette (Castel Romano, Candoni, Salone e La Barbuta i più grandi) e rappresentano il simbolo di una ghettizzazione iniziata negli anni Novanta, con le prime ondate di Rom provenienti dalla Yugoslavia. “Sono di cultura nomade, si diceva all’epoca, hanno bisogno di vivere così”, dice al Foglio Antonio Stasolla, presidente di 21 Luglio. “Fu un grande abbaglio”. Nonostante fossimo abituati da secoli agli zingari (a Roma Via degli Zingari è nella centralissima Monti) e il nomadismo fosse ormai fenomeno residuale (circense e poco più), si volle credere che i Rom in arrivo dall’Europa dell’Est fossero abituati a carovane e cavalli.
Nell’Urbe la politica dei campi ha attraversato amministrazioni e colori politici, da Rutelli alla Raggi, “ma fu durante la giunta Alemanno che si adottò una fallimentare via securitaria”, prosegue Stasolla. I Rom furono spostati fuori dal GRA e l’emarginazione si accentuò. “Qui e nel resto d’Italia abbiamo identificato la cultura Rom con la monnezza, il piscio in terra e i materassi all’aria”, dice Alessandro Capriccioli, che con Radicali Roma, la 21 luglio, a Buon Diritto, Arci, Possibile e altre associazioni ha presentato una proposta di delibera comunale per il superamento dei campi. “Ma la sporcizia e l’illegalità diffusa sono gli effetti della marginalità, non di una cultura”. Bidonville, peraltro, costosissime: nel 2015 il Comune ha speso 20 milioni di euro, un piatto ricco. Il rogo di Centocelle ha riaperto la questione, ha spalancato una finestra sull’orrore e su un mondo sommerso, che si muove ai margini delle regole della società. Tanto che le indagini della polizia, in questi giorni, incontrano enormi ostacoli culturali. E’ vero che molti dei Rom resistono e rifiutano l’integrazione, non mandano i figli a scuola e si guardano bene dall’intraprendere un lavoro normale. Ma quando vivi così da decenni, o ci sei nato in un campo, come fai a integrarti?