Ecco la mappa del Campidoglio: burocrati, dirigenti e assessori

Gian Luca De Rosa

L’impressione è che Raggi, senza la vecchia compagnia, sia sempre più sola

In principio erano “Quattro amici al bar”. Adesso due di loro sono definitivamente fuori dai giochi: Raffaele Marra è agli arresti domiciliari e Salvatore Romeo si è dimesso lo scorso dicembre. A completare lo scioglimento del gruppo è stata anche la contestuale rinuncia dalla carica di vicesindaco di Daniele Frongia, che oggi è assessore allo Sport. Virginia Raggi, invece, continua a governare, ma, persi i vecchi amici, la domanda è: con chi?

 

 

Inutile provare a capirlo osservando la sua routine quotidiana: sveglia presto, alle 8.30 il bimbo a scuola, e poi subito a Palazzo Senatorio, dove rimane chiusa nei suoi uffici tutto il giorno, tranne per una breve pausa pranzo nell’unico bar che continua a frequentare, la terrazza Caffarelli del Campidoglio. Chiusa nelle sue stanze, i più maliziosi dicono stia seguendo anche un corso di prossemica, visti i miglioramenti nei discorsi pubblici, che propone le rare volte che abbandona l’ufficio. Alla guida della segreteria politica, dove prima c’era Romeo, oggi non c’è nessuno. E vacante è anche il posto di capo di gabinetto, lasciato libero da Carla Raineri la scorsa estate. Come vicecapo, al posto di Raffaele Marra, oggi c’è Gabriella Acerbi, ma bisogna capire per quanto tempo. La neo nominata infatti è finita nell’occhio del ciclone per l’indagine della Procura della Corte dei Conti, che le contesta l’affidamento senza bando del servizio mense del Comune. Tuttavia negli uffici amministrativi qualcosa è migliorato: manca ancora il ragioniere generale dall’addio di Stefano Fermante lo scorso agosto (“…sono completamente isolato, lavoro senza un indirizzo politico”, si lamentava), ma c’è un segretario generale, Pietro Paolo Mileti, e un direttore generale dell’intera struttura, Franco Giampaoletti, entrambi ex burocrati della giunta di centrosinistra di Marco Doria a Genova.

 

L’impressione è che Raggi, senza la vecchia compagnia, sia sempre più sola. A consigliarla non ci sono più neanche i tutori del minidirettorio romano, sciolto al pari di quello nazionale; e pare si vedano poco anche i deputati Alfonso Bonafede e Riccardo Fraccaro. L’unico del “raggio magico” che sia riuscito a fare passi avanti in carriera dopo la bagarre estiva/autunnale è l’assessore al Bilancio Andrea Mazzillo, a cui è affidata la questione del debito del Campidoglio: la Giunta lunedì ha approvato una delibera per rinegoziare i mutui contratti con la Cassa Depositi e Prestiti (Cdp). Per Mazzillo la Raggi avrebbe voluto la poltrona di vicesindaco, lasciata libera da Frongia. A contenderla gli “ortodossi” di Roberta Lombardi, che volevano nel ruolo il presidente dell’Assemblea Capitolina, Marcello De Vito, longa manus della parlamentare in Comune. Com’è noto, tra i due litiganti, e alla fine l’ha spuntata il terzo, l’assessore alla Cultura Luca Bergamo. Il quale si sta ritagliando un ruolo sempre più centrale: ha di fatto strappato all’assessore allo Sport di Frongia il dossier sullo stadio della Roma, di cui proprio lunedì è stato presentato il progetto rivisto dopo l’accordo di febbraio. E non solo, nella poltrona chiave per la costruzione dell’arena giallorossa – quella di assessore all’Urbanistica, lasciata libera da Berdini – Bergamo ha voluto il suo ex capo segreteria, Luca Montuori. Inoltre, dalle sue mani passa anche un’altra questione centrale, e contesa con il Mibact di Dario Franceschini :il parco archeologico del Colosseo.

 

L’altro uomo forte è Massimo Colomban, voluto da Beppe Grillo e Davide Casaleggio come assessore alle Partecipate. L’imprenditore veneto ha chiaro il suo obiettivo istituzionale: ridurre le partecipate romane “a 10 o 12 dalle 30 di oggi”. Ma, prima di farlo, ha selezionato i nomi in Atac e in Ama. Per l’azienda dei trasporti ha chiamato dall’omologa milanese Bruno Rota, che di Atm era amministratore dal 2011. In Ama, invece, ha confermato l’avvocato Stefano Bina, nonostante l’ex amministratore unico della municipalizzata Antonella Giglio chiedesse un cambio al vertice. Alla fine a essere sostituita è stata lei: al suo posto si è insediato pochi giorni fa il nuovo cda presieduto da Lorenzo Bagnacani, reduce da un’esperienza alla municipalizzata dei rifiuti torinesi, su nomina dell’Appendino. Infine c’é Acea: qui Colomban si sarebbe limitato a dare il suo benestare alle nomine ad amministratore delegato di Stefano Donnarumma – voluto dai 5stelle ortodossi – e a presidente di Luca Lanzalone, gradito alla sindaca, che – dicono – lo apprezza per il suo fondamentale aiuto nel raggiungimento dell’accordo con l’A.S. Roma. Dopo le nomine nelle grandi partecipate, però, l’assessore che vuole ridurre le municipalizzate oggi ha un problema. Si chiama Multiservizi: i lavoratori della società posseduta al 51 per cento da Ama, infatti, vorrebbero che l’azienda venisse internalizzata dal Campidoglio (creando così una nuova municipalizzata di primo livello), come aveva promesso l’ex assessora Paola Muraro. Colomban però, anche citando pareri dell’avvocatura capitolina che non si capisce bene se esistano, tiene la barra dritta e dice che per la legge Madia non si può fare. Nei prossimi giorni sul tema ci sarà un’assemblea capitolina straordinaria e si vedrà come andrà a finire.

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