Cosa accade ora che il Papa ha finalmente il “suo” presidente alla Cei
Chiacchiere di curia e di Cei: “Ma adesso che s’è fatto Bassetti, che ne sarà di Galantino?”
Ma adesso che s’è fatto Bassetti, che ne sarà di Galantino? Detto altrimenti, ora che il Papa ha finalmente il “suo” presidente alla Cei, che i vescovi hanno dato retta all’ordine fraterno di scegliere un pastore capace di “svoltare” rispetto alle battaglie in strada sui valori non negoziabili, è ancora utile il monsignore pugliese che in questi anni ha battuto i pugni sul tavolo, prendendo una strada diversa da quella dell’ultimo quarto di secolo ruiniano, andando a trattare con la Cirinnà (ottenendo nulla), urlando come solo i migliori populisti euroamericani sanno fare, spaccando la Conferenza episcopale e mettendo spesso in imbarazzo il povero Bagnasco. Il problema è che Galantino non è piovuto dal cielo, ma è stato messo lì da Bergoglio, che cacciando monsignor Crociata decise di pescare il sostituto nella minuscola diocesi di Cassano allo Jonio. “Beh Galantino guida da solo”, ridacchia il mio corpulento commensale ricordando quel che scrissero i giornali paludati quando si trattò di salutare la nomina dello sconosciuto professore (Galantino è professore e dice Wikipedia che “è noto per aver promosso la conoscenza del pensiero di Antonio Rosmini”). L’alter Francesco – dove il Francesco alter è Bergoglio – che umilissimo non ha autista, riceve gli ospiti a tutte le ore, mangia in compagnia, eccetera eccetera. “Ma Bassetti mica è uno da porgere l’altra guancia eh”, sottolinea a bassa voce l’interlocutore, lasciando intendere che ne vedremo delle belle nei prossimi cinque anni.