Il Tribunale del No
Il Tar del Lazio deve aver dichiarato guerra al ministro Franceschini: bocciato anche il parco del Colosseo
La giustizia in Italia, si sa, è quello che è. Ma quando si tratta del ministro Dario Franceschini e del Tar del Lazio ecco che, come d’incanto, il sistema recupera la propria efficienza e tutto diventa rapido, rigoroso, certo. Ecco, non viene in mente termine più appropriato che la parola certezza. Quando i giudici amministrativi si trovano a decidere di pezzi della riforma che il ministro sta cercando di portare a compimento è come se davanti ai loro occhi si accendesse un grande cartello luminoso: bocciare. Quindici giorni fa era toccato alle nomine dei direttori stranieri dei musei. Ieri al Parco archeologico del Colosseo. E Franceschini non ha potuto fare altro che commentare sconsolato: “Stesso Tar dei direttori stranieri boccia il Parco Archeologico del Colosseo. 31 Musei e Parchi in Italia vanno bene, il 32o no… Impugneremo”.
Quella della gestione dell’Anfiteatro Flavio è vicenda che si trascina dalla giunta Marino e che, già nei mesi scorsi, aveva creato uno scontro tra il sindaco Virginia Raggi e il ministero. Secondo il Campidoglio, infatti, con l’istituzione del Parco, Roma avrebbe perso gran parte delle risorse, circa 40 milioni, provenienti dalla vendita dei biglietti. Nello specifico alla Soprintendenza Speciale sarebbero andati solo il 30 per cento degli introiti mentre attualmente sono l’80 per cento. Un’accusa falsa per il ministero che, a sostegno della propria decisione, citava gli esempi di altri musei gestiti con lo stesso modello come gli Uffizi o l’area archeologica di Pompei.
Il Tar ha dato ragione a Raggi. Che ora esulta: “Hanno vinto i cittadini. Bene Tar. Sconfitto tentativo governo. Roma resta di tutti”. Sarà, ma l’impressione è che quella tra Franceschini e il Tar sia ormai una guerra senza fine. L’ennesima prova che in Italia nulla deve cambiare. Ed è forse questa l’unica, vera, certezza del nostro diritto.