LaPresse/Fabrizio Corradetti

'O famo stadio

Antonio Monti

Approvata ieri in fretta e furia la seconda delibera sullo stadio. Ecco perché è una mossa elettorale

Per la seconda volta in due anni e mezzo l’Assemblea Capitolina ha riconosciuto, ieri, l’interesse pubblico al progetto dell’As Roma di costruire il suo stadio di proprietà in zona Tor di Valle. Nel frattempo sono cambiati sindaco, maggioranza e anche il progetto del moderno Colosseo giallorosso, visto che la giunta Raggi a febbraio ha chiesto di eliminare il 50 per cento delle cubature del business park adiacente all’impianto per dare il via libera al provvedimento.

   

L’operazione è più complessa della costruzione di un semplice stadio da calcio, perché riguarda i mondi imprenditoriali più influenti in città: mattone e finanza, che vedono in questa partita una boccata d’ossigeno per risollevare l’asfittica economia romana. Per capire la portata dell’intervento basta osservare i numeri della delibera varata ieri dal Campidoglio, che autorizza la costruzione di 130.500 metri quadri destinati ad uffici, 22.000 a vocazione commerciale e 40.000 tra stadio (50 mila posti) e campi di allenamento. Un’operazione da oltre 1 miliardo di euro, realizzata dal club giallorosso assieme al costruttore Parnasi, dove le cubature dello stadio equivalgono a meno di un terzo del totale.

   

Sulla carta l’impianto, che sostituirebbe il fatiscente ippodromo di Tor di Valle, riqualifica una periferia povera di servizi. Ma le fragilità del testo approvato dall’Aula riguardano proprio i collegamenti con la zona, perché con la riduzione del business park sono calati anche gli investimenti pubblici a carico dei proponenti, il club di James Pallotta e la società Eurnova del costruttore Luca Parnasi. Ora il documento prevede 80,6 milioni di euro per strade, due ponti ciclopedonali, un parco fluviale, la navigabilità del tratto adiacente del Tevere e la sicurezza idraulica. Altri 45 milioni serviranno per comprare 5/6 treni nuovi per la vicina ferrovia Roma-Lido, una delle peggiori della città. Resta però l’incognita sui tempi del restyling della linea ferroviaria, pagato con 180 milioni di fondi regionali che ancora devono essere cantierizzati. Anche l’accesso alla zona via strada rimane condizionato alla costruzione del ponte dei Congressi, finanziato con lo sblocca Italia del 2014 ma ancora in fase di progettazione. Insomma, il nuovo progetto rimane un’equazione con molte incognite.

   

Di sicuro la fretta dei 5 Stelle di votare il provvedimento – due consigliere grilline assenti alla discussione e una sospesa dal gruppo per dissenso sullo stadio – nasconde la volontà di arrivare al primo anno di mandato della giunta Raggi, il 19 giugno, forti dell’approvazione di un dossier tanto popolare. Il messaggio è chiaro: il Movimento non è pregiudizialmente contrario alle grandi opere. Sempre che oggi il Mibact confermi che non verrà apposto alcun vincolo archeologico sulle tribune dell’ippodromo.

Di più su questi argomenti: