Premiopoli capitale
Nastri d’Argento, Globi, Ciak d’Oro. Che noia! Sempre la stessa gente che si scambia baci e si premia a turno
Una settimana, sette giorni, tre premi, posti diversi e (quasi) la stessa gente. Basta davvero poco, ma forse è troppo, per trasformare la Capitale in una “Premiopoli” alla continua ricerca di un flash o dell’ultima pizzetta rimasta, quasi sempre fredda o riscaldata al microonde. Che si chiamino Nastri d’Argento, Globi o Ciak d’Oro, la scaletta preconfezionata è sempre la stessa: auto blu, red carpet, paparazzi, saluti e baci, ringraziamenti agli sponsor, frasi fatte, foto “cor premio”, altri saluti e baci (a Roma si baciano tutti, poco importa se il giorno dopo ci si incontra al supermercato e ci si ignora, è il cinema, bellezza!). Sono sempre le stesse anche le persone, dai giornalisti ai registi fino agli attori che passano da un abito/luogo/intervista ad un altro dicendo sempre le stesse cose e pensando: “Tanto se non mi premiano ad uno, mi premieranno ad un altro”, o giù di lì. La noia – nonostante la due presentatrici d’eccezione (Laura Delli Colli e Piera Detassis) – la fa da padrona e “Lo sai da qui”, come canta Giuliano Sangiorgi dei Negroamaro, premiato con un Ciak d’Oro. Con lui scappiamo a casa di Paolo Repetti, ideatore con Severino Cesari della collana Stile Libero di Einaudi. Metà (o forse più) dell’editoria italiana è concentrata in quel grande terrazzo circondato da piante scenografiche con tanto di vista sul ponte di Ferro e il Gazometro. Fausto Brizzi è con la moglie (vegana) Claudia Zanella, Gianrico Carofiglio saluta Isabella Ragonese, Pigi Battista e Paolo Giordano mentre Michela Murgia balla un lento con Emiliano Fittipaldi, guardati a vista da Ettore, il gatto grigio tifoso della Juve che profuma come una candela di Cire Trudon. Di nuovo in taxi, a Villa Medici, perché “La notte di Roma”, come dice Giancarlo De Cataldo, è ancora lunga. E non solo “Suburra”.