Malizie vaticane
E il monsignore, davanti alla gricia, mormorò: “Il Papa è circondato. Tutti brigano alle sue spalle”
"Oh, è il nome della rosa eh” (e giù risate grasse e sincere), dice il monsignore che pranza al Papalino, ristorante a due passi da Porta Sant’Anna, commentando le ultime da Santa Marta, residence papale. Io mi guardo attorno, temendo occhi e soprattutto orecchi indiscreti, ché tutto qua in Vaticano si ascolta e registra, per poi spiattellare ai giornali. Io faccio sommessamente presente al monsignore che nel Nome della rosa ci scappano pure i morti, e lui mi dice che ecco, per ora mancano ancora i morti, ma insomma il resto è uguale. Arriva la gricia, buonissima anche se abbondante. Chiedo di più. Il commensale mi risponde che che ormai il Papa è circondato, che tutti brigano alle sue spalle e lui s’è incartato. “Caccia Müller, e ha fatto bene perché di pasticci ne aveva fatti tanti, ma non il capo di quello che faceva le orge al Sant’Uffizio”. Che, insomma, “è più grave di non essere d’accordo con l’Amoris laetitia”. Quello che faceva le orge pare fosse il segretario del cardinal Coccopalmerio, un giurista catapultato a Roma per concessione ratzingeriana (lui portava in curia anche quelli che la pensavano al suo opposto) che ha raggiunto la veneranda età degli ottant’anni. “Ma il Papa se ne frega se il suo segretario faceva lo zozzo, a lui ’ste spettegolate non importano”, sottolinea il monsignore, che prevede un autunno ricco di sorprese: “Accelera sul fronte riforme, sicuro guarda. Ga-ran-ti-to! Andrà spedito, anche a costo di rompere la curia, cosa che non gli interessa”. Siamo al dolce, gelato. Ultima cosa: “Ma è vero che il Papa ha trattato Müller come fosse un beagle nell’atto di annunziarli l’esonero?”. Risposta: “Balle. Colloquio brevissimo ma non così romanzato come s’è letto. Diciamo che è andata un po’ come quando il Leicester ha cacciato Ranieri. Aplomb british”.