Recensire la città
Piazza Alessandria: da zona ministeriale a mangificio a cielo aperto, con qualcosa di buono
Piazza Alessandria e le vie che la attraversano: il segno più evidente della riscossa della Roma già ministeriale. Palazzi nati per alloggiare i travet dell’Italia unita, sull’asse amministrativo (con forte presenza di uffici ferroviari) che da via Nomentana procede verso via XX settembre, quanto di più lontano dall’attuale fiorire di tavolini e di ristorazione che va dal padovano (così esplicitato) al simil irlandese, al quasi americano, al salentino (rivendicato), al napoletano tendenza pizza, al romano con pizza, al pesce chic, al romano genere osteria con clienti fissi (chiaramente un residuo della fase in cui lì dominava la pubblica amministazione), all’industriale, al musicale. Il mangificio trionfa, ma non ha l’etnicità levantina dell’altro pezzo glamour della Roma umbertina (quello che gravita attorno a Piazza Vittorio). E’ un avamposto occidentale (l’etnico, appunto, è di stampo anglosassone) e riscatta una parte dei suoi eccessi burocratici con una storica presenza produttiva e privata, il birrificio Peroni, ora recuperato con vari spazi: dall’immancabile bar ristorante, alla cassa dei commercialisti, a uffici vari, e palestre dall’aria molto californiana. Il mercato al centro della piazza è fresco (coperto da soffitti alti e con ottima circolazione di aria) e aggraziato, con fruttivendole gentili e bonari macellai. C’è il Wi-Fi, le panchine, è pulito, i cartelli, come da occidentalismo locale, sono in italiano e in inglese.
Di giorno è il mercato coperto a rappresentare la spontaneità dell’iniziativa privata, nel caso specifico coniugata a un illuminata regolazione municipale (inteso come municipio, ex circoscrizione), di sera invece l’iniziativa del mondo pro-business non va mai oltre la cena, la trincea è il tavolino. Mentre l’intervento pubblico in purezza è quello con cui si tenta di portare vita nel Macro di via Nizza, che del birrificio Peroni ha utilizzate la parte maggiore.
Il bene veramente scarso in zona non è il cibo, per il quale la mano invisibile della concorrenza agisce nel miglior modo possibile verso il contenimento dei prezzi, ma è lo spazio, anche nella sua declinazione più immediata, il parcheggio. L’autosilo di via Mantova chiede tranquillamente 4 euro l’ora per ciascuna delle prime tre ore di stazionamento e il cliente occasionale finisce all’ultimo piano dell’elegante salita a chiocciola esposto a sole o pioggia. Ma fuori è peggio. Lo spirito ministeriale che lì ha regnato è sconfitto proprio sulla logistica e sommerso dai tavolini.