Roma delinque meno di Milano e l'allarme sicurezza è una balla
Diminuiscono i reati, secondo i dati della prefettura, ma aumenta la paura. Complici i media e le strumentalizzazioni politiche
Gli autobus non vanno e la monnezza ricopre le strade, dicevano che c’era la mafia (ma non c’era), c’è molto degrado, e però Roma è una città sicura. Lo ha confermato anche il capo della Polizia Franco Gabrielli, ex prefetto di Roma: “Gli indici di delittuosità la collocano ancora nella parte bassa del tabellone. Ma è evidente che, per chi ha compiti di responsabilità, il tema della percezione della sicurezza va ben al di là delle statistiche”.
E i dati della prefettura sui delitti commessi in città (Roma è fra le pochissime in Italia a pubblicarli persino online) danno ragione al capo della Polizia. Solo tra 2015 e 2016 la totalità dei delitti commessi è diminuita del 12,8 per cento e l’andamento discendente è sostanzioso e costante. A Londra i crimini commessi nel 2016 sono stati 774.737, a Berlino 568.860, mentre a Roma la cifra totale è di 175.987 reati. Anche rispetto alle altre città italiane, la Capitale si colloca tra le più sicure. I dati 2015 del ministero dell’Interno, rielaborati ogni 100.000 abitanti da Lavoce.info, dicono che a Roma il tasso di omicidi commessi è dello 0,7, quisquillie rispetto al 3,9 di Napoli, ma meno anche dell’1 di Milano. Stesso discorso per i borseggi, 969 contro i 1.600 milanesi e i 1.860 di Bologna; i furti in appartamento, 290, pochi rispetto ai quasi 700 di Milano e Torino; 52 le rapine in pubblica via, meno della metà delle circa 130 delle due grandi città del nord e meno di un terzo delle 227 di Napoli (tutti i dati sono ogni 100mila abitanti).
La sicurezza percepita dai cittadini di Roma, però, ha un andamento perfettamente inverso: diminuiscono i reati, cresce la paura. Le ragioni sono diverse. Una di questa per il capo della Polizia è la stampa. “C’è un atteggiamento nei confronti della sicurezza per cui alcuni fenomeni esistono perché ricadono nel cono di luce di una certa sottolineatura mediatica: sembra che questo sia ciclicamente il paese degli stupri o degli omicidi. Nelle statistiche non è così”.
In effetti, lo stupro di Villa Borghese, ad esempio, ha avuto grande eco mediatica perché è avvenuto a breve distanza da altre vicende che avevano fatto, per così dire, “tornare di moda” l’argomento (principalmente lo stupro di gruppo a Rimini e quello dei due Carabinieri a Firenze). Sembrano riecheggiare le parole di Giorgio Gaber, “cosa mettiamo oggi in prima pagina? / Ma sì, un po’ di bambini stuprati / E’ un periodo che funzionano”.
Maria Grazia Galantino, è professoressa di Sociologia alla Sapienza ed è un’esperta di media e di percezione della sicurezza. “Da una parte è ovvio che i media diano attenzione soprattutto ai fatti eclatanti e negativi”, ci dice. “E’ la loro logica: raccontano quello che devia dalla normalità. Ma dall’altra c’è una tendenza a generalizzare. A ogni caso di cronaca si vanno a recuperare i ‘fattoidi’, cioè vicende simili avvenute nel passato o in altri contesti, che confermerebbero il fatto di attualità. Questa dinamica non fa altro che aumentare la paura”, dice la professoressa. “Inoltre – aggiunge – i media per commentare questi avvenimenti attingono al mondo della politica, invece di parlare con chi si occupa concretamente di questi problemi. E l’interesse dei politici a strumentalizzare questo tipo di situazioni fa il resto”.
Ma non sono solo i media e i politici a contribuire a questa “percezione”, dice Galantino: “L’abbandono, la mancata cura del verde e dei marciapiedi, tutti i vari fenomeni di degrado, che sono la normalità a Roma, alimentano questo senso di insicurezza. Là dove c’è degrado si dà ai cittadini l’idea che non c’è nessuno che stia presidiando il territorio”. E di questo fenomeno ha parlato anche Gabrielli, “il vuoto in natura non esiste, se si crea qualcuno lo riempie”. E Galantino sottolinea proprio questo: “La percezione di pericolosità nei parchi pubblici in stato di abbandono, ad esempio, porta i cittadini a frequentarli sempre meno. Rimasti vuoti, diventano più degradati”. A sentire queste parole sembrerebbe che la celebre teoria delle finestre rotte, quella che portò negli anni 90 il sindaco di New York Rudolph Giuliani alla politica della tolleranza zero, e che nella Capitale ha ispirato il blog “Roma fa schifo”, qualche effetto lo abbia eccome.