Ostia, e se vincesse il centrodestra? Non succede, ma se succede...
Il Pd romano chiede aiuto a Renzi, il M5s perde voti, “e la sorpresa siamo noi”, dice Andrea Augello
Roma. Fino a poche settimane fa la vittoria dell’attuale delegata della sindaca al X Municipio e candidata del M5s alla presidenza, Giuliana De Pillo, sembrava scontata. Adesso un po’ meno. In quel territorio, commissariato per mafia nel 2015, il M5s ha preso alle scorse comunali rispettivamente il 43,6 per cento al primo turno e il 76,1 per cento al ballottaggio. Ma da allora qualcosa è cambiato. E non per via delle tre candidature che il centrosinistra balcanizzato oppone alla De Pillo. Il Pd, poi, è talmente in difficoltà che ieri sera, alla presentazione del libro di Piero Fassino alla Galleria Colonna, c’erano Luciano Nobili, Athos De Luca e Andrea Casu che dicevano, all’incirca: bisognerebbe chiedere a Matteo di metterci la faccia. Dove “Matteo” sta per Renzi. Così, in questo quadro, la vera novità è il centrodestra.
A vincere il braccio di ferro per la candidatura a presidente, alla fine, è stata Monica Picca, l’agguerrita insegnante di Fratelli d’Italia, già presidente della commissione municipale Cultura. E forse, in questa scelta, qualcosa, anzi più di qualcosa, ha contato anche la posizione di Liberi, la lista civica nata dall’impegno dei cattolici di Direzione Italia di Luciano Ciocchetti e Cuori italiani, il movimento civico vicino al senatore Andrea Augello. Ed è proprio lui a spiegare al Foglio perché Picca può essere la candidata vincente: “E’ un’insegnate con una buona esperienza amministrativa, ma allo stesso tempo è un candidato semplice, non calato dall’alto, che può far breccia anche nell’elettorato dei cinque stelle”. E forse non a caso, alla presentazione della lista, nello stesso hotel dove i cinque stelle avevano scelto il loro candidato, Ignazio Cozzoli, l’uomo di Ostia per Direzione Italia, esultava: “Siamo riusciti a raccogliere tutte le firme per presentare la lista in un’unica seduta!”. Insomma, la destra c’è. Anche perché, sostiene Augello: “Da Ostia passa il fronte: come in Sicilia si gioca la partita per stabilire quale compagine è più affidabile per sfidare i cinque stelle. Se il centrodestra vincesse, a livello nazionale sarebbe un segnale rilevantissimo”.
E dunque la domanda che cominciano a farsi timidamente anche i grillini è: e se a Ostia il M5s non vincesse? Poi che succede? La risposta più immediata è anche la più banale: per Virginia Raggi sarebbe una catastrofe. Possibile, infatti, che il Movimento nazionale a quel punto decida di mollarla. Sono già tante le ragioni che dal Campidoglio danno preoccupazione ai vertici grillini. C’è il disastro amministrativo, complicato dalla fuga di assessori. Il prossimo nella lista sembra essere Adriano Meloni, delegato al Turismo e al Commercio, che ha provato a mettere la sua faccia per salvare quella di Raggi sulla promozione a capo della direzione Turismo capitolina di Renato Marra, fratello dell’ex vicecapo di gabinetto della sindaca. Ma soprattutto, per effetto della vicenda Marra, c’è l’indagine per falso a carico della Raggi. Indagine che ha già costretto i grillini a cambiare il codice etico. Ciò nonostante, sino adesso, il Movimento è rimasto al fianco di Virginia. Un po’ di tempo fa, però, pare che Di Maio, come raccontò il Foglio, andasse a dire, nei suoi giri di accreditamento presso le ambasciate straniere, che dopo le elezioni politiche la sindaca verrà scaricata. Chissà. Ospite a “Di Martedì”, su La7, il candidato premier del M5s ha detto una cosa chiara: “Non abbiamo mai detto che in caso di condanna Raggi non si deve dimettere. Non siamo garantisti”. E chissà, allora, che non sia nemmeno necessario attendere quel momento. Una sconfitta a Ostia sarebbe clamorosa e renderebbe impossibile eludere una questione evidente e cioè che Virginia Raggi è la principale ragione della perdita di consensi del M5s.