Un comizio a Ostia di Don Franco De Donno (foto LaPresse)

Al ballottaggio di Ostia il Pd potrebbe votare a (centro)destra

Gianluca De Rosa

I voti che separano la candidata M5s (Di Pillo) dalla sua avversaria (Picca) sono solo duemila, e per questo ogni voto vale oro. Così da entrambe le parti s’iniziano a fare i calcoli.

Roma. E come da pronostico a Ostia sarà ballottagio tra M5s e centro-destra. Un’ipotetica vittoria di quest’ultimo schieramento sarebbe la vera conferma della portata devastante dell’“effetto Raggi” a Roma e allo stesso tempo farebbe svanire all’improvviso un assioma confermato in quasi ogni tornata elettorale a due turni. Dove si va al ballottaggio, vincono i grillini. Finora, infatti, gli elettori di centro-destra e di centro-sinistra, che tornavano alle urne quando il loro partito era ormai fuori dai giochi, tra gli avversari di sempre e il M5s hanno preferito quest’ultimo. Emblematico è l’esempio delle comunali romane del 2016, quando la sfida tra Virginia Raggi e Roberto Giachetti fu in buona parte decisa dai voti di Giorgia Meloni e Alfio Marchini che andarono all’attuale sindaca di Roma. Questa volta, però, gli elettori del Pd (circa il 13,7 per cento, circa novemila preferenze) potrebbero comportasi in modo diverso, e tra Monica Picca, la candidata del centro-destra, e Giuliana Di Pillo, quella del M5s, scegliere la prima.

 

La scorsa domenica nel X municipio, in una tornata elettorale davvero poco partecipata, la candidata del M5s è arrivata prima, con il 30,2 per cento dei consensi. Sotto, al 26,7 per cento, si è piazzata la candidata del centro-destra Monica Picca. Poi il Pd, al 13,7 per cento, Casa Pound e liste collegate al 9 per cento, la lista del prete di sinistra, Franco De Donno, al 8,6 per cento, e così via a scendere. Al di là delle percentuali però, i voti che separano la candidata grillina dalla sua avversaria al ballottaggio, complice la bassissima affluenza, sono solo duemila, e per questo ogni voto vale oro. Così da entrambe le parti s’iniziano a fare i calcoli.

 

Fra i cinquemila che hanno votato Don Franco De Donno è molto probabile che chi tornerà a votare sceglierà il M5s. Meno certo è dove andranno i quasi 6.000 voti di CasaPound. Il candidato presidente, Luca Marsella, ha promesso a brevissimo una posizione ufficiale. Fino a qualche mese fa l’adagio neofascista diceva: “Noi siamo l’unica vera alternativa al M5s”. Tuttavia tra i grillini più destrosi i voti “neri” non dispiacciono affatto, malgrado Di Pillo su questo si limiti a dire: “Parlo con tutti i cittadini, se vorranno ci voteranno”. Pare però più probabile che i voti di CasaPound vadano a Picca, che su questo giornale ha detto: “Dubito che CasaPound vorrà votare per un movimento fondato sull’incompetenza e sull’immobilismo.” Concetto ribadito a Repubblica martedì dalla leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni: “Con CasaPound abbiamo un rapporto sereno. Guardiamo con interesse ai loro elettori per il ballottaggio”. E gli elettori di CasaPound sembrano ricambiare: sotto al post Facebook con cui Marsella ha festeggiato il 9 per cento ottenuto dal suo movimento, sono diversi quelli che dopo i complimenti chiedono ai fascisti del terzo millennio di schierarsi con Picca.

 

E così, con De Donno di qui e CasaPound di lì, alla fine l’ago della bilancia saranno inevitabilemente gli elettori del Pd. Torniamo dunque all’inizio. L’assioma del ballottaggio, se fosse valido anche questa volta, darebbe un esito scontato: Di Pillo nuova presidente del X Municipio. Il 19 novembre, data del voto, però, gli elettori del Pd potrebbero fare una cosa inattesa: votare, forse per la prima volta nella loro vita, centro-destra perché a Roma al governo c’è Virginia Raggi (e si fa sente). Anche un recente sondaggio di Swg/IlMessaggero (su base nazionale, quindi da prendere assolutamente con le molle) dice che, con il Rosatellum, in caso di assenza di maggioranza il 56 per cento degli elettori del Pd sarebbe disposto a un’alleanza con i soliti rivali del centro-destra. Insomma, a sinistra il fastidio verso il M5s s’inizia a fare davvero forte e ad Ostia potrebbe portare più di qualcuno a scegliere centro-destra.

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