Sarà vero, Eminenza?
Chiacchiere, umori e speculazioni di curia intorno al destino di Guido Marini, il Maestro delle cerimonie
"Ma sarà vero o no?". "Tu dove l’hai saputo?". "A me l’ha detto (omissis) l’altro giorno in Segreteria di stato". Gran parlottio, lunedì alle 13.30 a Borgo Pio. Taverne e osterie ripiene di monsignori piccoli e grandi, curiosi di sapere se l’indiscrezione che circola insistentemente da giorni è vera o è l’ennesima patacca dal sen fuggita di qualche vaticanologo bazzicante il colonnato del Bernini: il Papa ha deciso di liberarsi del suo Maestro delle cerimonie, il pio e umilissimo Guido Marini, che quell’incarico ricopre da dieci anni (nominato da Benedetto XVI nel 2007)? “E perché dovrebbe?”, dice un pretino attempato che sguazza in curia da anni e anni: “Marini ha obbedito in tutto e per tutto a Francesco, sconfessando anche alcune sue teorie in materia di liturgia che erano state declamate sull’Osservatore Romano per adeguarle alla volontà di Bergoglio”. “Sì ma la tempra resta quella”, risponde il vicino di tavolo: “Puoi anche spostare la croce sull’altare, ma resta che per te dovrebbe restare in mezzo, al centro”. Il terzo, monsignore un po’ spartano e dai modi ben poco principeschi, sbotta: “Repulisti! Totale! Repulisti totale! Restano solo gli innocui, vegliardi pronti a mostrare sorrisi deferenti e incapaci di elaborare qualsivoglia idea sui problemi della chiesa e della vita”. L’altro, fin lì silenzioso e più attento al Samsung poggiato sul candido tovagliolo, interviene: “Meglio innocui che cospiratori o delatori”. E un gran silenzio si fece d’improvviso su quell’animata e pretesca tavolata. E non solo perché l’inopportuno cameriere giunse con la ferale domanda: “Avete deciso?”.