Virginia Raggi (foto LaPresse)

E' sull'urbanistica, tra pragmatismo e ideologia, che a Roma salta tutto

Gianluca De Rosa

La delibera di ratifica dell’“accordo di programma Lunghezza-Nocetta” considerata demoniaca dai principi ideologici d’urbanistica grillina, ma anche necessario dalla giunta Raggi

Roma. Nulla come l’urbanistica divide alcuni consiglieri pentastellati dalla giunta Raggi. Una distanza simile a quella tra la facilità di annunciare una guerra alla speculazione edilizia e la complessità di farla. Il consiglieri del M5s hanno preparato una mozione, ancora non calendarizzata, che dice, all’incirca, che i grillini sono acerrimi nemici “degli speculatori edilizi”. La mozione è il frutto dell’ennesimo braccio di ferro vinto in zona Cesarini dalla giunta. Ed è una specie di contentino ideologico per i consiglieri comunali. Al centro della questione c’è la delibera di ratifica dell’“accordo di programma Lunghezza-Nocetta”, che permetterà ad alcuni costruttori di realizzare nuove cubature come compensazione edificatoria. Uno strumento considerato demoniaco dai principi ideologici d’urbanistica grillina, ma considerato anche necessario dalla giunta Raggi.

 

Tutto accade venerdì scorso quando il provvedimento è in discussione in aula. La delibera è una semplice ratifica di un’adesione già firmata dalla sindaca. Ma le cose cominciano subito a non andare lisce. Molti dei grillini, pur presenti, fanno gli gnorri non rispondendo all’appello. “L’Assemblea non ha il numero legale”, recita per tre volte il presidente Marcello De Vito. Tra un appello e l’altro, il capogruppo Paolo Ferrara e altri consiglieri “ragionevoli” parlottano tesi intorno allo scranno presidenziale. Sparsi per l’aula si formano diversi capannelli di consiglieri pentastellati con facce lugubri. Mentre le opposizioni basite spiegano: “E’ un atto dovuto. Se non lo si fa, le imprese posso far valere unilateralmente le penali!”.

 

Poi, complice l’arrivo della sindaca, la discussione inizia. Poco dopo però, il presidente De Vito interrompe l’assemblea. Le opposizioni protestano. Il presidente della commissione Bilancio Marco Terranova spiega: “C’è un’urgente seduta della commissione da fare”. Dieci minuti e la suddetta è sciolta, mentre tra gli scranni riprende il parlottio. Intanto si diffonde la voce che la sindaca abbia chiesto un parere all’avvocatura capitolina che dimostri l’esistenza di penali in caso di mancata ratifica. Un atto per convincere i dissidenti. Raggi improvvisamente ordina: “Tutti in sala degli arazzi!”. La maggioranza scompare lasciando il resto del consiglio comunale in attesa. Pietro Calabrese, fra i più arrabbiati, dopo pochi minuti esce sbuffando. Dopo un’ora e mezza il presidente De Vito compare nella buvette del Campidoglio. “Si vota?”. “Cinque minuti e ci siamo”, risponde rosso in faccia camminando da un lato all’altro della buvette con la sigaretta in bocca. In effetti, la seduta riprende. Il parere dell’avvocatura è arrivato. “Se non si ratifica so’ penali”. Prende la parola Donatella Iorio, presidente della commissione Urbanistica: “Noi siamo contrari alle compensazioni urbanistiche, era nelle linee programmatiche della sindaca. Come amministratori, però, dobbiamo tenere conto anche della nostra responsabilità”. Si vota. Ma prima Iorio ammonisce: “Abbiamo preparato un atto che impegna la sindaca a una revisione del piano regolatore secondo i criteri più affini al nostro programma”. Ecco la mozione. Ai giornalisti la porta Pietro Calabrese: “Questa è l’ultima volta che si fa un favore ai costruttori”.

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