Elezioni politiche a Roma. La mappa del voto

Valerio Valentini

I collegi sicuri, quelli incerti e quelli dati ormai per persi. Come si sono mossi (e come si muovono) M5s, centrodestra e centrosinistra nella capitale

Ecco dove vince il Movimento 5 stelle

I più ottimisti, c’è poco da fare, sono proprio loro. Per i grillini romani, il 4 marzo è una data a cui guardare con fiducia. Tanto che, nelle chat interne, i portavoce più esperti in questi giorni sono costretti perfino a richiamare alla calma e all’impegno: “Concentrati, è ancora presto per cantare vittoria”. Le previsioni, in ogni caso, sono assai positive. Quasi dovunque, tranne nel centro di Roma. Lì il successo del Pd viene dato come inevitabile, dai vertici e dalla base: e non a caso il Movimento, inizialmente intenzionato a contrapporre al premier Paolo Gentiloni una deputata illustre come Carla Ruocco, ha poi deciso di schierare sul camerale Roma 1 l’artigiano Angiolino Cirulli, imprenditore finito sul lastrico dopo la crisi di Banca Etruria. Scelta dal grande valore simbolico, per il popolo pentastellato, ma nulla più. Per il resto, le aspettative sono altissime al collegio Tuscolano: dove, per Montecitorio, correrà Felice Mariani, il bronzo di judo a Montreal nel 1976, mentre al Senato toccherà a Paola Taverna – uscita vittoriosa dalle parlamentarie e dunque garantita comunque sul listino – che ci tiene a fare un’ottima figura: “E’ stata lei a volerla, questa responsabile. Ci crede moltissimo”, spiega un suo collega senatore. Poi, ovviamente, c’è Ostia. Nel X municipio i grillini si augurano di bissare il successo dello scorso novembre, quando Giuliana Di Pillo s’impose al ballottaggio contro Monica Picca di Fratelli d’Italia. Proprio questo, secondo lo stato maggiore del M5s, sarà il leitmotiv degli scontri sul maggioritario: uno scontro a due col centrodestra, in cui comunque, per ora, i pentastellati restano favoriti. E infatti, se in casa Pd sperano che la (presumibile) buona prestazione di Nicola Zingaretti alla regionali possa riuscire a tirare un po’ su l’asticella del consenso anche per le politiche in Lazio, nel quartier generale grillino la speranza è quella opposta: e cioè che sia il buon risultato sulle nazionali a trascinare anche il voto per Roberta Lombardi, candidata governatore che continua a faticare nei sondaggi.

Ecco dove vincono FI, FdI e la Lega

La retorica di rito esige, com’è ovvio, che di fronte alle telecamere ci si mostri ottimisti. “Siamo competitivi in tutti i collegi di Roma”, garantiscono i berlusconiani laziali e i loro sodali di Fratelli d’Italia. La verità, però, è che nei dintorni della capitale l’unico collegio che, in casa del centrodestra, viene dato già per vinto, è quello di Velletri nella sfida per la Camera: lì corre Marco Silvestroni, segretario provinciale del partito di Giorgia Meloni, sicuro di poter far valere il suo bacino di preferenze nei Castelli. Dove, certo, anche i cinquestelle si sono ormai radicati, negli ultimi anni: e però Bianca Maria Zama, attivista storica ma senza grande fama, non sembra un candidato temibile (altro discorso per la competizione al Senato, che vedrà impegnata, su quel collegio, la senatrice grillina Elena Fattori). 

Il centro di Roma viene ritenuto off-limits per il centrodestra, sebbene per il Senato 1 i vertici di Fratelli d’Italia si dicono ottimisti: “La candidatura dell’attivista pro-life Federico Iodicicco contro la radicale Emma Bonino – assicurano – non è solo una provocazione”. In generale, però, la speranza del centrodestra cittadino risiede nell’“Effetto Raggi”. Lo spiega Fabio Rampelli: “Le periferie che alle scorse comunali sono state terra di conquista del Movimento 5 stelle ora sono contendibili, per noi. Il risentimento contro la pessima amministrazione pentastellata – ragiona il braccio destro della Meloni – potrebbe essere la molla che spingerà tanti cittadini a guardare a noi come unica alternativa, visto che il Pd è allo sbando”. I sondaggi interni dicono che qualche colpaccio lo si potrà tentare, sugli uninominali, specie se l’affluenza resterà bassa.

 

Non, però, a Ostia-Fiumicino e a Torre Angela. Lì non ci sarà storia, a quanto pare: M5s vincerà facile. E non a caso è proprio sul litorale che Luigi Di Maio ha riservato il collegio a Emilio Carelli, così da garantire una blindatura all’ex direttore di SkyTg24 convertitosi al credo grillino, che corre senza alcun paracadute sul proporzionale.

Ecco dove vince il Partito democratico

Un dirigente del Pd romano la risolve sbrigativamente. “Pensa a Giachetti”, dice. Pensare, cioè, bisogna a come ha agito l’ex candidato sindaco di Roma per ottenere un seggio sicuro, una volta capito che di paracadute a disposizione, per lui, non ce n’erano. “E allora che ha fatto?”, domanda retoricamente l’esponente dem. Che ha fatto? “E’ andato via da Roma, perché l’unico uninominale buono se l’era già preso Gentiloni”. La sintesi, insomma, è che di collegi blindati, nella capitale, al di fuori del consueto perimetro del centro, non ce n’è. “Anche se forse la situazione non è così drammatica”, si sforzano di dichiarare i membri della direzione romana come Livio Ricciardelli. Certo, quello dove correrà il premier alla Camera, nella Roma bene, è l’unico davvero inespugnabile; anche perché tutti gli avversari hanno evitato di schierare esponenti illustri. Pure il centrodestra, che aveva pensato a Lorenzo Cesa, nel ruolo di anti-Gentiloni ha infine ripiegato su un altro Udc, ma di minore spessore: Luciano Ciocchetti. Tuttavia ci sono anche collegi che sono considerati assai contendibili. Quello di Montesacro, ad esempio, dove viene schierato un ministro, come Marianna Madia, che è generalmente apprezzato. Potrebbe farcela, la Madia, anche perché nel III Municipio i Cinquestelle si sono recentemente esibiti in lotte fratricide che hanno portato a una crisi irreversibile della mini-giunta grillina. Al Gianicolense, sempre per Montecitorio, ha possibilità di farcela il radicale Riccardo Magi: quello è un collegio abbastanza buono, a maggior ragione dopo la figuraccia del M5s, costretto a rimpiazzare l’ammiraglio Rinaldo Veri con la “Iena” Dino Giarrusso. Nelle stesse condizioni – in bilico, ma con ottime chance – sarà anche l’altra esponente di +Europa, Emma Bonino, titolare dell’uninominale di Roma 1 per il Senato. E poi? E poi, salvo sorprese, basta. Le altre speranze per i dem in cerca di uno scranno, a Roma e dintorni passano necessariamente dai posti alti dei listini proporzionali: e non è un caso che stanno lì i nomi che contano. 

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