Rifiuti e scaricabarile
Comune e regione si rimpallano le colpe sulla monnezza. Ma chi ha ragione? Breve disamina
Roma. “Emergenza rifiuti”. Se c’è una cosa certa è quella di trovare questo titolo ciclicamente sulle prime pagine delle cronache locali romane. Cumuli di rifiuti in prossimità dei cassonetti, bestie varie che ci vagano attorno, impianti al collasso. Con altrettanta puntualità arriva la polemica tra comune e regione per capire di chi sia la responsabilità. “E’ colpa vostra che non chiedete nuovi impianti!”. “No, è colpa vostra che non avete ancora fatto un nuovo piano rifiuti”. Paradossalmente, complici le imminenti elezioni, in questi giorni la querelle è ripartita pur in assenza di emergenza (anche se di fatto Roma lo è sempre). Due giorni fa, l’ex nemica di Virginia Raggi, Roberta Lombardi, oggi candidata grillina alla presidenza della regione ha attaccato: “Il Pd non è riuscito in cinque anni a fare un nuovo piano rifiuti. Noi lo faremo in un mese”. E poi: “Il piano definisce le linee guida del trattamento dei rifiuti in regione. Dunque finché Zingaretti e i suoi non emanano queste linee guida, i comuni quali autorizzazioni chiedono? Per quale tipo d’impianti?”. A stretto giro la replica dell’assessore regionale Mauro Buschini: “Il piano regionale è la sintesi delle scelte dei cittadini e dalle loro istituzioni locali. Il procedimento si chiama ‘processo democratico’. Lombardi ignora la normativa”. In sostanza, Lombardi dice che Roma non può fare nuovi impianti perché manca il piano rifiuti regionale, Buschini dice che la regione non può fare il piano rifiuti perché la capitale non ha individuato siti e impianti da costruire.
La verità è nel mezzo. Il piano rifiuti del Lazio ha davvero la necessità di essere aggiornato per due ragioni. “La pianificazione regionale è in ritardo, serve una rideterminazione del livello impiantistico”, spiega Francesco Petrucci, della redazione normativa di ReteAmbiente. La ragione è semplice. Dal 2012 (anno a cui risale l’attuale piano rifiuti) è accaduta una cosa abbastanza importante: è stata chiusa la discarica di Malagrotta, dove finivano la maggior parte dei rifiuti romani. Ma c’è anche una ragione giuridica: “Negli ultimi anni – continua Petrucci – la produzione normativa europea è stata molto prolifica e c’è la necessità che il piano venga aggiornato per seguirla”. Colpa della Regione dunque? Non proprio. La Città metropolitana di Roma Capitale, presieduta dal sindaco di Roma, deve secondo la legge individuare le zone idonee o meno per gli impianti del suo territorio. Un documento importante per la compilazione di un piano rifiuti regionale e che Roma non ha mai inviato. Spiega sempre Petrucci: “Non so se sia stato fatto, ma ovviamente la Città Metropolitana dovrebbe inviare i dati alla Regione che, in base a questi, può fare una pianificazione”. Per una soluzione bisognerà aspettare che passi il 4 marzo.