"Cara Raggi, adesso è l'ora di far ripartire la città in panne"
Parla il presidente dei costruttori romani, Nicolò Rebecchini. Piano buche, fondi e Pubblica amministrazione
Roma. E’ il day after elettorale, per l’Italia e per il Lazio dove, in controtendenza, ha vinto il governatore uscente (pd) Nicola Zingaretti. Nicolò Rebecchini, presidente dell’Acer, associazione dei Costruttori romani, dice che “proprio il dato nazionale fa pensare che sia stato sottovalutato il segnale d’allarme lanciato da Roma due anni fa”, quando il M5s ha vinto le elezioni. “Il fatto che ora davanti alla parola Pil ci sia il segno ‘più’ invece che il segno ‘meno’ non significa molto”, dice Rebecchini: “Le persone non avvertono l’uscita dalla crisi”. Il perché si nasconde nelle pieghe della palude che si è venuta a creare “nel rapporto tra Comune e Pubblica amministrazione locale. Serve un cambio di passo. Se non si mettono le imprese in condizione di poter raccogliere le opportunità è inutile illudersi che il paese riprenda la marcia. Questo è un buon momento: non abbiamo davanti tornate elettorali, si possono dare risposte. Finché la macchina produttiva della città non ripartirà, lo scontento continuerà a serpeggiare”. Che cosa serve, adesso? “La politica cittadina deve ritrovare il dialogo con la macchina amministrativa. Bisogna ridare fiducia a chi lavora, sostenerlo, farlo sentire parte integrante di una squadra e non responsabile indiretto degli errori del passato”. E’ come se, nella Pa locale, il mantra a Cinque stelle che vede marcio tutto ciò che è venuto prima creasse un effetto boomerang: “Se la pubblica amministrazione locale sente sfiducia pregiudiziale da parte del governo cittadino, ti si rivolta contro e tende a non fare. E anche se in passato sono stati fatti errori proprio a livello di Pa, le eccellenze ci sono e vanno valorizzate. La diffidenza reciproca deve allentarsi. Altrimenti non si riuscirà a mettere in atto le politiche urbanistiche e sociali che la giunta Raggi ha promesso. Non si può restare chiusi negli slogan ideologici”.
Intanto, il tentativo di sblocco dell’impasse attraverso il Tavolo per Roma (anche detto tavolo Calenda-Raggi), dice Rebecchinini, “ha scontato il momento pre-elettorale, anche se tutti abbiamo sperato fosse risolutivo. Adesso bisogna far ripartire il dialogo inter-istituzionale tra governo, regione e comune”. E quando “si parla di buche”, dice Rebecchini, “è necessario affiancare all’aspetto manutentivo quello gestionale. Continuare a fare manutenzione ordinaria senza risolvere i problemi al di sotto del manto stradale vuol dire curare il male con un palliativo. Serve un grande piano di manutenzione straordinaria che non può non coinvolgere lo stato (attraverso il Cipe), visti i costi. Invece i fondi per la manutenzione ordinaria sono già stati stanziati, sono state già bandite alcune gare: speriamo i cantieri ripartano presto”.
Se inizialmente una certa diffidenza a Cinque Stelle nei confronti dei costruttori poteva essere avvertita, in un secondo momento, dice Rebecchini, “ci sembra si sia usciti da quella logica. Ma ci aspettiamo, nell’ottica di una ripartenza della città, che le scelte amministrative già compiute vadano a regime rapidamente. E bisogna far comprendere all’esterno che le regole non saranno cambiate in corsa”. Nel giorno in cui l’assessore allo Sviluppo economico Adriano Meloni viene dato per quasi sostituito, Rebecchini dice: “Auspichiamo che i troppi cambi non si ripercuotano sulla competenza. Intanto, con l’assessore alle Politiche abitative Rosalba Castiglione, stiamo affrontando problemi spinosi: fenomeno migratorio e occupazioni abusive prima di tutto. Con l’assessore all’Urbanistica Luca Montuori stiamo lavorando a che si faccia della legge regionale sulla rigenerazione un volano per lo sviluppo del territorio”. Qualche problema, invece, a livello di dialogo con l’assessore ai Lavori Pubblici Margherita Gatta: “Non si è ancora riusciti a tradurre in iniziative sul territorio i fondi già messi a disposizione. Ci aspettiamo una soluzione nei prossimi mesi. Senza ripartenza dell’imprenditoria locale qualsiasi piano di rinascita della città è destinato a fallire. Non allarghiamo il gap con il nord”.