Elezioni e Vaticano
Il vescovo disilluso: “Ormai la gente ci ascolta predicare e nell’urna fa l’opposto di quel che diciamo”
“A forza di dire che bisogna aprire di qua e di là le frontiere, siamo arrivati al punto che non ci votano più neanche le vecchiette che vanno alla messa feriale del mattino”, sbotta il vescovo italiano all’indomani delle elezioni che hanno consegnato l’Italia all’insolito duopolio grillin-salviniano. Il prelato ha poca voglia di mangiare, lui che ha marciato in piazza per anni difendendo i valori non negoziabili e tutto il resto assortito. “Che fosse finita un’epoca l’avevamo capito tutti e da un pezzo, ma che si consegnasse l’Italia a un sito internet guidato da un comico e a chi vuole portarci fuori dall’occidente a suon di battaglie xenofobe, è troppo”. Il vescovo dà un pugno sul tavolo dell’osteria mignon in zona Borgo Pio che fa dire qualcosa di non comprensibile al cameriere che porta in tavola un carciofo bisunto da dividere in due.
Chiedo al monsignore di chi sia la responsabilità di tutto questo. Risponde: “Anche nostra, anche nostra che non diciamo più nulla. Dispensiamo solo confetti perché così piace alla gente, pensando di diventare attrattivi e – me lo lasci dire – anche un po’ attraenti. Che illusi che siamo. Predichiamo dai pulpiti pensando di aver detto cose intelligenti e poi nel segreto dell’urna gli astanti che la domenica ci ascoltano fanno l’opposto. Qualche domandina andrebbe fatta”. A chi, eccellenza? “Anche al Papa, che non ha ben capito come stanno le cose qua”, sussurra mentre affonda il cucchiaio nella pannacotta ai frutti di bosco un po’ troppo congelata.