Cinquanta sfumature delle buche di Roma. Un decalogo
Una cosa sapevano fare i romani, le strade. Ma a un certo punto all'Impero romano si sostituì la romanella
Ci mancava solo il piano Marshall per le buche, quello deciso dal Campidoglio per riempire i 50.000 nuovi crateri formatisi dopo la nevicata di febbraio. Il Comune vuole mapparle una per una, con un sistema “laser”, un sistema tipo “Google Maps”, recitano i bollettini (se la macchina che va in giro a fare le foto per Google non finirà in una voragine come quella apertasi a Circonvallazione Gianicolense, che ha inghiottito un Suv). Se però queste macchinette riuscissero nell’improbabile mappatura, sfuggendo alle voragini, sarebbe interessante conoscere i big data conseguenti, e magari farli ruminare da delle intelligenze, naturali o artificiali. Magari ne verranno fuori delle categorie: ecco appunto il cratere inghiotti-suv, come quello gianicolense, rarissimo; anche nella ancor più rara versione voragine, come quella prodottasi alla Balduina. Altra fattispecie assai speciale di buca, ma di dimensione più contenuta, è quella che chiameremo a dorso di mulo, con corrugamento del manto in avvallamenti leggeri ma ravvicinati (via Parigi, sotto la sede dell’Ordine dei Giornalisti).
C’è poi la buca-Ztl, molto chic perché alligna solo nel centro storico, e si basa sul rattoppo cioè la ricopertura del Sampietrino con colata d’asfalto (la si può trovare specialmente a via Ripetta, e piazza Augusto Imperatore). Una sottospecie della buca Ztl è quella del rattoppo con cascata, che si trova su piazza Venezia, nella salita verso via XXIV Maggio, di fronte alla sede della Provincia: lì, ogni volta che piove, un piccolo torrente fangoso scorre leggiadro verso la piazza.
Vi è poi la buca neorealista, assai diffusa: rintracciabile ove ancora vi sono romantiche tramvie, crea attorno ai binari piccoli fossati insidiosi soprattutto per gli scooter; si trova in viale delle Belle Arti, già location delle note dichiarazioni di Pasolini sui figli dei poliziotti/figli dei contadini, ma anche a Centocelle e via Prenestina (Anna Magnani mitragliata dai fascisti in Roma città aperta).
Non va dimenticata poi il precursore della buca, cioè l’asfalto a pelle di coccodrillo: pare sia il nome tecnico di quando la strada comincia a corrugarsi prima di collassare e creare, appunto, la buca. Questa, cioè la pelle di coccodrillo, la si ritrova un po’ ovunque nel manto stradale romano. Corrugato in un disastro non solo amministrativo, ma psicanalitico: una cosa sapevano fare i romani, le strade appunto, e attraverso la strada portarono la civiltà in Europa.
A un certo punto all’Impero romano si sostituì però la romanella (modo per dire, soprattutto in contesto edilizio, un lavoro fatto male). E fu l’inizio della fine.