M5s contro, parla Cristina Grancio
Espulsa, poi riammessa, ora è tornata in rotta di collisione con il Campidoglio. “Ferrara mi ha fatto del bullismo violento. De Vito? E’ lui il vero voltagabbana”
Roma. “Esausta”, per sua stessa ammissione, Cristina Grancio lo è davvero, “e non solo per lo stress e la fatica”. Espulsa per la sua contrarietà allo stadio della Roma, poi riammessa – ma solo formalmente: per evitare grane giudiziarie – nel settembre scorso, la quarantaseienne dipendente dell’Ater è tornata di nuovo in rotta di collisione col resto del gruppo M5s al Campidoglio sulla riqualificazione di piazza dei Navigatori.
Deve rassegnarsi: quel progetto s’ha da fare.
“Ne prendo atto, ma resto convinta della mia idea”.
E infatti la additano come traditrice.
“Quelli che hanno cambiato posizione sono proprio quelli che oggi si ergono a paladini dell’ortodossia”.
A chi si riferisce?
“La mia collega, la consigliera Valentina Vivarelli, io me la ricordo bene mentre diceva peste e corna di questo progetto, in campagna elettorale. Così come Marcello De Vito. Sono loro, semmai, gli incoerenti”.
Perché hanno cambiato idea?
“La giustificazione usata è contabile”.
La verità?
“Non spetta a me dirlo. Io posso solo ribadire che sull’urbanistica si prometteva il rispetto della legalità e della trasparenza”.
E invece ora siete il partito del cemento?
“Non escludo che siano in parecchi a essere contrari, nel gruppo. Io sono uscita allo scoperto perché l’urbanistica è il mio settore. D’altronde con la presidente di commissione Donatella Ioria, c’è un rapporto cordiale”.
E’ già qualcosa. Col capogruppo Paolo Ferrara ormai siete alle carte bollate.
“Ha scritto contro di me parole bruttissime, di una violenza che riflette in pieno l’atteggiamento che mi è stato riservato per aver espresso dissenso su questioni di merito”.
Mesi difficili?
“Ho subìto una sorta di mobbing, un bullismo che è peraltro anche infantile. Sono stata rimossa dalle chat interne. Quando la mia collega Monica Montella mi ha reintegrato, è stata sgridata. Sono stata emarginata, mi è stato tolto il saluto. Mi venivano perfino comunicati orari e date sbagliati per gli incontri del gruppo: quando c’ero io, non si doveva discutere di nulla d’importante”.
Isolamento totale?
“In realtà parecchi colleghi mi hanno espresso solidarietà, in privato. Ho ricevuto chiamate di vicinanza anche da parte di parlamentari romani ed eurodeputati. Tutti, però, mi scongiuravano di non raccontarlo”.
Li dica, si vendichi!
“No, non mi va”.
Ora che farà? Lascerà il gruppo?
“Aspetterò che il destino si compia. Un passo per volta”.