“Un programma condiviso”. Smeriglio ci spiega il patto con Lombardi
Cosa succederà ora che il M5s ha iniziato a strizzare l’occhio a Nicola Zingaretti per il governo delle Regione Lazio?
Roma. “Proporremo un’agenda di punti programmatici condivisi con le opposizioni, insieme a un piano di lavoro di un anno o due da verificare poi in aula. Su questo, le dichiarazioni dei 5 stelle mi sembrano responsabili e condivisibili. Dicono: facciamo partire la legislatura, e se poi non saranno capaci di realizzare le cose che ci siamo detti, allora li manderemo a casa. Da altre forze mi pare invece che si stia usando strumentalmente la situazione regionale per mandare messaggi nazionali; altro che volontà di sfiduciare Zingaretti”.
Massimiliano Smeriglio, vicepresidente di Nicola Zingaretti durante la sua prima legislatura in Regione Lazio e in pole position per svolgere lo stesso ruolo in quella che è appena cominciata, apre al M5s e stigmatizza il comportamento dei leader del centrodestra sovranista, Matteo Salvini e Giorgia Meloni, che negli ultimi giorni si sono rincorsi nella proposta ai loro rispettivi gruppi consiliari di presentare una mozione di sfiducia al rieletto presidente Zingaretti. Prima di loro era arrivato il sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi che aveva proposto a tutti e 26 i consiglieri di opposizione (uno in più dei 25 di maggioranza, Zingaretti compreso) di andare dal notaio a firmare le dimissioni per far cadere il presidente, secondo il principio simul stabunt simul cadent che regola il rapporto tra giunta e consiglio regionale. “I notai li lascerei perdere, è stata già scritta una pagina buia della democrazia a Roma con Marino”, commenta Smeriglio.
Massimiliano Smeriglio con Nicola Zingaretti (foto LaPresse)
Non seguono il gioco però Forza Italia e, soprattutto, il M5s, che anzi strizza l’occhio al (ri)eletto presidente. Ieri in un post su Facebook Roberta Lombardi ha ribadito: “Siamo pronti a lavorare con Zingaretti su temi concreti. Non ci interessano i nomi, le alleanze, le strategie da titolone dei giornali se ‘mi si nota di più se mi dimetto o se lo sfiducio il primo giorno’. Lo abbiamo già detto in svariate occasioni: il voto dei cittadini si rispetta”.
Smeriglio, che succede? Aprite la maggioranza al M5s?
“Non propriamente, semplicemente siamo obbligati per i numeri ad andare in Aula a cercare accordi sull’agenda di governo. In particolare con il M5s sarà importante ingaggiare una discussione ravvicinata su alcuni temi: acqua pubblica, partecipazione, trasparenza e urbanistica. Su queste cose dovremo fare uno sforzo per tener conto del voto e del consenso che il movimento ha accumulato. Sarà nostra responsabilità quella di organizzare una discussione che tenga conto anche del loro punto di vista programmatico, partendo ovviamente dai temi che ci stanno a cuore, perché noi abbiamo vinto e dunque noi dettiamo l’agenda. Il medesimo atteggiamento lo terremo con le altre forze di opposizione”.
Il Lazio può pagare lo scotto della confusione nazionale?
“Il rischio c’è. Basta vedere alcune dichiarazioni di cui parlavamo, ma tutti dovrebbero difendere l’autonomia della dimensione regionale. L’unica cosa positiva è che vale anche il contrario. Quindi una volta che si sarà chiarito il quadro nazionale probabilmente potremo partire anche in Regione”.
La sua lista civica Zingaretti ha preso più voti (4,4 per cento) di Liberi e uguali (3,5). Sarebbe servito qualcosa di simile anche alle politiche?
“Non solo la lista civica. E’ andata bene in generale un’idea di campo largo del centrosinistra alla quale sono anni che lavoriamo anche con personalità del Pd come Goffredo Bettini. A livello nazionale l’idea è stata battuta dalle diverse autoreferenzialità delle forze politiche. Non solo del Pd. Bisogna però tornarci perché, in fondo, è così che governiamo Torino, Milano, Bologna, il Piemonte, l’Emilia e la Toscana”.
Oggi Zingaretti sembra proprio riproporre questo modello.
“Esatto. Dopo il tracollo delle ultime elezioni siamo all’anno zero del campo democratico, che come mi pare di leggere nelle parole di Zingaretti pubblicate sul Foglio non può essere rappresentato esclusivamente dalla discussione che si svolge dentro al Pd. Bisogna ripartire dal modello del centrosinistra largo che qui nel Lazio ha trovato la sua forma più matura”.
Quando rivedremo il centrosinistra largo?
“Presto. A Roma per le elezioni in primavera nel III e nel VIII municipio, poi alle elezioni regionali in Friuli Venezia Giulia. Spero in Molise e Basilicata. Certamente la prova romana è decisiva per dare un segnale, ponendo le basi per il ritorno del centrosinistra in Campidoglio”.
Eppure nonostante il modello Lazio Zingaretti si trova con un consigliere in meno rispetto alle opposizioni…
“Abbiamo fatto un miracolo di fronte al vento populista che spirava fortissimo in tutta la nazione. Abbiamo ribaltato il risultato nel medesimo giorno delle elezioni politiche, vincendo di 50 mila voti. Ricordo che ci sono presidenti degli Usa che hanno governato con 20 mila voti di scarto”.
Va bene, però, nonostante Zingaretti abbia preso più voti di Parisi, le liste del centrosinistra ne hanno presi meno di quelle del centrodestra. Anche qui circa 50 mila voti di scarto…
“Il centrodestra è andato fortissimo in tutta Italia, intercettando un clima cupo, ahimè presente nel Paese. Per questo parlo di miracolo. Con un Pd così basso fare meglio sarebbe stato veramente difficile”.