Patanè (Pd) promuove la "linea pragmatica" del M5s sul referendum Atac
Il consigliere regionale: “Con una richiesta di concordato preventivo oggi mettere a gara il Tpl è una follia. Come partito dovremmo prendere una posizione e fare campagna per il No”
Roma. “Nessuno nel Pd grilleggia, ma sul referendum Atac non si possono avere posizioni ideologiche. Io sono un liberale, ma con una richiesta di concordato preventivo oggi mettere a gara il Tpl è una follia. Senza certezza dell’affidamento per alcuni anni ad Atac quale giudice ratificherebbe il piano concordatario? Il Pd romano dovrebbe prendere una posizione sul referendum”. Eugenio Patanè, consigliere regionale del Pd, pensa che a giugno, si dovrebbe votare e fare campagna per il No.
Nel partito però ci sono voci diverse, c’è chi, come Giachetti, Nobili e Tocci, pensa che la gara sia la soluzione.
“Penso che la posizione del partito debba essere unica. Poi, all’interno della linea ufficiale, ci posso essere alcuni che non la pensano così. E’ normale”.
Lei dice di non grilleggiare, ma sul punto la pensa come il M5s.
“Non è vero. Ma vista la richiesta di concordato credo che la loro linea sia pragmatica. Il problema è che quella richiesta è stata un grave errore. Una volta fatta però la strada è obbligata: devi garantire ad Atac un contratto di servizio lungo almeno quanto il piano di rientro per i creditori stabilito dal Tribunale. L’alternativa è il fallimento”.
Quale sarebbe stata la soluzione giusta?
“L’amministrazione straordinaria, portando tutto al ministero. Non è stato fatto per evitare quello che i grillini avrebbero considerato un commissariamento politico e poter ascrivere alcuni debiti del comune ad Atac”.
Lei dice che dietro alla generica richiesta di una gara per l’affidamento del servizio si nasconde in realtà una privatizzazione. Perché?
“Nessuno del comitato promotore referendario dice che tipo di gara vuole fare: solo per l’affidamento del servizio? Una gara per l’azionariato di Atac? Una gara a doppio oggetto? Negli ultimi due casi si tratterebbe di una privatizzazione del Tpl. Nel primo, invece, si tornerebbe a quello che Tocci diceva nel ’93: i beni strumentali (stabilimenti, depositi, bus e tram) devono rimanere di proprietà pubblica, il gestore, invece, si sceglie con gara. Con un’azienda in concordato preventivo quella proposta è totalmente impensabile”.
Non c’è solo l’azienda sull’orlo del fallimento, il servizio non funziona, e da anni…
“Il comitato promotore confonde due cose: la buona amministrazione di un’azienda e l’efficienza. Sulla buona amministrazione posso solo dire che fino al 2008 Trambus e Met.Ro non solo non facevano debito, ma producevano utili. Poi, con Alemanno, è successa l’ira di Dio. Per quanto riguarda l’efficienza invece il problema rimane infrastrutturale: il traffico c’è sia col gestore pubblico che con quello privato”.