Valzer curiale
“Una rivoluzione funziona solo se è fatta con calma”, dice il vescovo mentre profetizza le prossime nomine
Tutto tace”. Il vescovo di curia si limita a questo messaggio telegrafico per rispondere alla domanda sul valzer di nomine “vaticane” annunciato la scorsa estate e mai concretizzatosi. I prefetti e capidicastero in scadenza sono parecchi, e già da un pezzo, ma il Papa sembra non voler procedere a sostituire le rotelline che fanno funzionare la macchina curiale. “In realtà ce ne sono tanti in scadenza ma sono ancora di più quelli che hanno superato abbondantemente il limite d’età per essere pensionati. Ormai il tetto dei settantacinque anni lo si rispetta solo per quelli che si vogliono allontanare, diciamo così”, aggiunge il vescovo mettendosi a ridere come se avesse detto una barzelletta. In effetti, mi fa capire dopo mentre disegna una tabella sul tovagliolo, la sua teoria è giusta: lo scorso luglio Francesco ha congedato il cardinale Müller il giorno stesso in cui gli scadeva il mandato quinquennale. “E guardi che non era mai successo nella storia della chiesa”. Qualche settimana fa ha accettato la rinuncia del cardinale Coccopalmerio solo perché questi aveva già compiuto ottant’anni, cinque più del limite e non più prorogabile. “La differenza è che del primo il Papa non si fidava e lo voleva fuori dalla curia, mentre il secondo era un fedelissimo”. Domando all’augusto interlocutore quale sia il prossimo a lasciare. Risponde subito: “Amato, prefetto della congregazione per le Cause dei santi. Compirà ottant’anni il prossimo giugno e non sarà prorogato perché non lo si può prorogare. Quello che non si capisce è che la rivoluzione riesce solo se è fatta in modo soft, un passo dopo l’altro. Chi corre va a sbattere”.