Pd senza conducente
“Per Atac faremo un referendum sul referendum”, ci dice il capogruppo in Campidoglio Giulio Pelonzi
Roma. Sul referendum promosso dai Radicali per la messa a gara del Trasporto pubblico romano il Pd si è spaccato. Così il 13 maggio, per scelta del segretario romano, Andrea Casu, saranno gli iscritti a decidere la posizione ufficiale del partito con un referendum interno.
Intanto, due giorni fa, in Assemblea capitolina, si attendevano i chiarimenti della giunta e di Atac sulla proposta di concordato presentata al Tribunale di Roma. “Purtroppo i vertici dell’azienda e la sindaca erano assenti”, accusa Giulio Pelonzi, da poco nominato capogruppo del Pd capitolino. “Hanno lasciato l’assessore Linda Meleo come agnello sacrificale. Avevamo anche chiesto di far parlare i rappresentanti delle sigle sindacali, ma la maggioranza M5s ha votato per impedirlo, sostenendo che non fosse la sede opportuna. Eppure il piano dovranno firmarlo anche i sindacati”.
Delusi dal Consiglio straordinario?
“Direi, basti pensare che il Consiglio è stato convocato un prefestivo prima della partita della Roma per tentare di ‘schiacciarne’ la comunicazione il giorno dopo”.
Voi che proponete?
“Uscire dalla procedura di concordato che rischia di portare Atac al fallimento. E applicare la legge Prodi-Marzano che prevede l’amministrazione straordinaria. Meleo ci ha risposto che così si lascerebbe la palla al governo. Risposta ingenua: il governo potrebbe nominare come commissario anche il sindaco o un assessore”.
Il Pd ha lanciato un referendum interno per trovare una posizione ufficiale. Qual è la sua?
“Preferisco non esprimerla e aspettare il risultato. L’impasse tra le posizioni dei diversi gruppi dirigenti è reale. Per questo è giusto far decidere gli iscritti, che sono i veri proprietari del partito”.
Si dice che vinceranno i contrari: il Pd ha tanti iscritti tra i dipendenti Atac.
“Non è più vero, nella sezione aziendale del partito gli iscritti sono scesi in modo drammatico: ne sono rimasti un centinaio, erano 2-3mila. Bisogna partire con le valorizzazioni dei beni immobili per riportare 200-300 milioni in cassa, e da lì si può decidere che fare. Inoltre, al di là della scelta è importante che il Tpl copra l’intero territorio, anche lì dove arrivare è antieconomico”.
I Cinque stelle, e anche qualcuno nel Pd, criticano molto il doppio incarico di Michela Di Biase e Roberto Giachetti (entrambi consiglieri comunali, ma anche consigliera regionale e deputato).
“Giachetti e Di Biase sono stati a disposizione del partito per candidarsi in Parlamento e in regione, e ugualmente lo sono per concordare tempi e modi delle loro dimissioni. Intanto hanno rinunciato ai gettoni da consiglieri comunali”.