Gli esami a Papa Francesco
Cardinali contro il Pontefice, porporati arrabbiati e la partita per la successione già iniziata
Il diluvio che copre il Cupolone rende nervoso il cardinale seduto al tavolino del bar turistico a due passi da piazza della Città leonina. Appoggia il cappello sul tavolo, accanto al cellulare vecchio di almeno un decennio e mi domanda se ho letto quel che ha detto il cardinale di Utrecht, Ejik. Dico di no, che non so neppure chi sia questo cardinale, immagino uno dei soliti progressisti del nord Europa. Invece no, scopro che è quasi un lefebvriano, tanto conservatore è. Il mio interlocutore mi dice che mai nessuno come questo Ejik se l’era presa con il Papa: “Altro che dubia, altro che Burke. L’arcivescovo di Utrecht ha messo in dubbio il ruolo di defensor fidei del Papa, e questo è gravissimo. GRAVISSIMO!!”, scandisce alzando il tono della voce che fa interessare alla conversazione il cameriere che presumo essere indiano. “Il Papa deve fare qualcosa, un gesto forte, far capire che bisogna darci un taglio! Non è possibile che un giorno sì e l’altro pure un cardinale si alzi e pubblicamente attacchi il vicario di Cristo”.
E che dovrebbe fare?, domando. “Convocare a Roma questi ribelli, spiegare loro che un Conclave ha deciso che lui è il Papa e che discutere va bene, ma mettere in dubbio il ruolo del Pontefice non è ammissibile”. Sì, ma concretamente, che strumenti ha Francesco? “Selezionare bene i futuri cardinali, scegliere quei vescovi periferici che si appassionano poco alle beghe romane e che stanno in mezzo al popolo e che non hanno propositi di esaminare la competenza dottrinaria del Papa”. Par di capire che qua si sta già giocando la partita per la successione.