“Ora so perché il M5s modificò il mio progetto". Parla Caudo
L'ex assessore all’Urbanistica che approvò lo stadio ai tempi di Marino: “Il taglio delle cubature era sospetto”
Roma. “Una romanella di stadio non serve. Anzi, è un danno per tutti. Quindi adesso non si tratta di capire come salvare la procedura, si tratta di capire se quell’opera, per come è stata modificata nel secondo progetto, rappresenti ancora un bene per la città oltre che per la Roma”. Giovanni Caudo è l’assessore all’urbanistica che per conto della giunta Marino seguì l’iter di progettazione dello stadio di Tor di Valle. Un anno fa prese carta e penna e scrisse all’assemblea capitolina per avvertire che il progetto, per come era stato modificato, era un enorme favore ai privati. Ricorda con amarezza quelle righe oggi che è in piena campagna elettorale per il ballottaggio per la presidenze del III Municipio. “Le primarie sono servite a dare una scossa civica e costruire una opzione politica di sinistra che includeva anche il Pd – spiega fra un banchetto e un gazebo per le piazze di Montesacro – Ci troviamo a confrontarci con una coalizione di centrodestra in cui la forte predominanza della Lega ha spostato l’asse dell’alleanza molto più a destra. E’ evidente – dice – che dopo le prime settimane di governo, oltre che per la vita del Municipio, questa elezione assume una importanza simbolica anche nel confronto nazionale con quella che è forse la peggior destra che abbiamo conosciuto”.
Professore, le cronache dell’ultima settimana accendono una luce diversa su quella sua denuncia.
“Forse fossi stato ascoltato a suo tempo non saremmo arrivati qui visto che segnalavo che in quella delibera di pubblico interesse non ce n’era più. Ad esempio avevo segnalato quale rischiosa forzatura fosse la cancellazione del ponte sul Tevere e il collegamento con l’autostrada Roma-Fiumicino, abbiamo letto dalle intercettazioni che i proponenti stessi erano consapevoli del problema di congestionamento del traffico e che hanno volontariamente omesso di presentare quei dati. Chi amministra la cosa pubblica deve farlo nell’interesse della città: e invece la giunta attuale pur di inseguire un titolo di giornale sul taglio delle cubature del progetto ha accettato un danno per i cittadini”.
Quindi #unostadiofattobene, come cinguettava la sindaca Raggi, tanto fatto bene poi non era?
“Il progetto ha cambiato natura quando l’amministrazione ha chiesto a Eurnova la rimodulazione del progetto “sulla base di nuovi indirizzi politici”. E lo ha fatto nel febbraio del 2017 con una memoria di giunta redatta su indicazione della sindaca. Da quel punto in poi la retorica del milione di metri cubi, cavalcata anche da una parte della sinistra, ha travolto il lavoro che noi avevamo fatto con la giunta Marino concedendo il pubblico interesse a un progetto che metteva al centro le cinque opere extra stadio che costituivano la patrimonializzazione pubblica per circa 200 milioni di euro. Il nuovo progetto invece riduce le opere pubbliche a carico del privato a circa 80 milioni di euro. Noi avevamo vincolato l’apertura dello stadio alla realizzazione delle opere pubbliche, a garanzia dell’interesse pubblico. La retorica dei metri cubi è servita a coprire lo stravolgimento del progetto e forse a nascondere situazioni peggiori di cui stiamo leggendo sui giornali”.
Nelle carte dell’inchiesta ha trovato risposta ai suoi dubbi?
“Quel che è evidente è che il privato, grazie a questa posizione dell’amministrazione e sfruttando la retorica del milione di metri cubi, è riuscito a liberarsi da una serie di vincoli di particolare aggravio. E non soltanto economici. In quella lettera che inviai all’assemblea capitolina e alla commissione urbanistica scrissi che a volte in materie complesse come quelle dell’urbanistica l’evidenza non sempre rende giustizia dei reali interessi che si perseguono. Ecco, forse la riduzione dei metri cubi non rendeva giustizia ai reali interessi che si muovevano dietro la retorica politica”.
Che ne sarà adesso del progetto, a suo avviso?
“Io sto ai fatti: quell’intervento, così com’è, è un danno per la città. La stella polare di quell’intervento urbanistico deve restare la sua capacità di patrimonializzare grandi opere pubbliche e risolvere criticità di quel settore cittadino. Qualsiasi operazione al ribasso è un danno per tutti”.