Virginia Raggi esce dal Campidoglio per andare in procura (foto LaPresse)

Dopo gli arresti. Adesso che succede con il progetto Tor di Valle?

Massimo Solani

L’iter di approvazione è stato congelato dal Campidoglio. “Se non emergeranno irregolarità si potrà andare avanti”, ha assicurato la sindaca Raggi che però sa bene di dover procedere con i piedi di piombo

Roma. “Posa della prima pietra già entro l’anno”, assicuravano in Campidoglio nel febbraio del 2017 durante i festeggiamenti per l’approvazione del nuovo progetto dello stadio della Roma. “I lavori inizieranno entro la primavera del 2018”, si sbilanciava il dg della Roma Mauro Baldissoni nei giorni della chiusura della seconda Conferenza dei servizi a dicembre. “Entro l’anno”, pronosticava più cauto James Pallotta qualche settimana più tardi. “Lo stadio si avvicina”, scriveva su Facebook la sindaca Raggi soltanto ventiquattro ore prima del blitz che la scorsa settimana ha portato all’arresto di Luca Parnasi e dell’ormai ex presidente di Acea Luca Lanzalone, plenipotenziario del Campidoglio.

  

  

Previsioni e auguri che sono stati letteralmente spazzati via dall’inchiesta condotta dall’aggiunto Paolo Ielo e dal sostituto Barbara Zuin e dalle 288 pagine di ordinanza di custodia cautelare che hanno spinto il progetto su un binario che a questo punto rischia davvero di essere morto. Che cosa succederà ora, e in che tempi, è impossibile pronosticarlo. Quello che si sa, al momento, è che l’iter di approvazione è stato congelato dal Campidoglio. “Se non emergeranno irregolarità si potrà andare avanti”, ha assicurato la sindaca che però dopo le due convocazioni in procura come testimone sa bene di dover procedere con i piedi di piombo.

  

Il sospetto dei magistrati, infatti, è che agendo a nome del comune, Lanzalone possa aver in qualche modo favorito i proponenti nell’iter di approvazione del nuovo progetto. E agli atti dell’inchiesta, particolare di non poco conto, c’è anche una lettera con cui l’8 giugno del 2017 l’ex assessore all’Urbanistica della giunta Marino, Giovanni Caudo, avvertiva l’assemblea capitolina e la commissione urbanistica del Campidoglio che il nuovo progetto approvato con delibera di giunta “ha ridotto l’ammontare delle opere di interesse generale da 195 a 80,6 milioni di euro. In alcuni casi – proseguiva Caudo – si è operata la cancellazione, ad esempio il contributo a carico del privato di 50,5 milioni di euro per il trasporto pubblico su ferro, o semplicemente si sono escluse dal computo delle opere, come il ponte sul Tevere o il raccordo con la A91 Roma-Fiumicino, che però continua a essere presente nei disegni e considerato essenziale per la sostenibilità trasportistica dell’evento”.

  

Del resto anche i tecnici della Eurnova erano perfettamente a conoscenza del fatto che senza il ponte di Traiano la viabilità della zona rischiava il collasso. “Tienitelo per te, questo non lo portare al tavolo”, consigliava Luca Caporilli, uno degli arrestati, a un collaboratore incaricato di redigere una simulazione dei flussi di traffico da portare ai tecnici del Campidoglio. “Un metodo corruttivo incurante dei danni sociali”, ha scritto il gip nell’ordinanza. E il ponte di Traiano è stato a lungo anche al centro dei lavori della Conferenza dei servizi tanto che alla fine, come testimoniato anche dall’inchiesta, servirono l’intervento dell’allora ministro dello Sport Lotti e dell’allora ministro dei Trasporti Delrio per assicurarne la realizzazione con soldi pubblici e superare così le prescrizioni espresse dalla Conferenza. Possibile, allora, che anche la regione voglia tornare a occuparsi della questione dopo l’arresto dell’ex assessore Michele Civita.

   

Poi c’è il capitolo che riguarda Soprintendenza e Mibact, con il ministero dei Beni architettonici che vuole fare chiarezza sull’operato del Soprintendente Francesco Prosperetti (indagato) per la sua decisione di archiviare la richiesta di vincolo architettonico che avrebbe bloccato l’abbattimento dell’ippodromo di Tor di Valle. Su quella scelta e sui rapporti fra Prosperetti e Parnasi, il ministero ha aperto un’inchiesta interna con tempi ed esiti tutti da verificare. Per ora l’unica buona notizia per lo stadio è arrivata dalla Eurnova che ha comunicato l’intenzione di Luca Parnasi di dimettersi da ogni carica societaria. Significa che il cda di Eurnova eleggerà un nuovo vertice per provare a continuare senza che il tribunale nomini un commissario. Una eventualità che avrebbe reso tutto ovviamente molto più complicato, per l’azienda e per il comune a tutt’ora all’oscuro di chi saranno i personaggi con cui relazionarsi d’ora in poi sul dossier stadio.