Non resta che buttarsi nel Tevere
Ecco i bandi in affido diretto per la realizzazione (alla meno peggio) di una spiaggia nella giungla di Ponte Marconi
Roma. In tutta fretta per provare a salvare almeno la faccia aprendo al pubblico per due o tre settimane al massimo. Dimenticati bandi di gara e procedure trasparenti, non c’è più tempo per le questioni di principio buone per la campagna elettorale. Sotto Ponte Marconi, sulla riva del Tevere, fervono i lavori per la realizzazione della spiaggia sul fiume “stile Parigi” che la sindaca Virginia Raggi aveva annunciato lo scorso dicembre. Doveva aprire entro l’estate, aveva assicurato e invece siamo già a fine luglio. Eppure sette mesi non sono bastati alla giunta grillina per andare oltre gli annunci e prepararsi in tempo per l’appuntamento promesso alla cittadinanza, così quando a estate inoltrata sono iniziate le prima polemiche gli uffici del Campidoglio si sono messi al lavoro ventre a terra per trovare una soluzione ed evitare la figuraccia. A costo però di passare sopra a ogni promessa elettorale di trasparenza e affidare i lavori senza uno straccio di bando di gara, né per lo sfalcio dell’erba e i lavori di manutenzione ordinaria del verde, né per la fornitura di sabbia per i campi da beach volley né per i servizi di ristoro. Tutto dato in affidamento diretto senza alcun bando pubblico.
Prendiamo i “lavori di manutenzione del verde del parco d’affaccio sul Tevere nell’area fluviale di Ponte Marconi, primo stralcio”: sono serviti 34.397,76 euro che il dipartimento tutela ambientale ha dato in affidamento diretto all’Impresa Gruppo Stazi Mariano srl di Isola Sacra. Non è andata meglio per i campi da beach volley per i quali, con determinazione dirigenziale del 28 giugno a firma della direttrice Rosalba Matassa, si è affidato l’incarico alla ditta Bacchi spa di Reggio Emilia per la “fornitura di 850 tonnellate di sabbia silicea” per una somma totale di 34.999,36 euro. Se è vero però che il diavolo si nasconde nei dettagli, occorre far caso alle date: il 29 giugno, secondo quanto aveva comunicato il comitato di quartiere Marconi dopo un incontro con i rappresentanti del comune, era la data annunciata dal Campidoglio per l’apertura della spiaggia. Peccato che l’acquisto della sabbia per i campi da beach volley parte integrante del progetto (già ampiamente ridotto rispetto a quello annunciato dalla sindaca a dicembre) sia stata acquistata soltanto il 28. Ora, secondo le ultime indiscrezioni, pare che il giorno utile per l’apertura sia nella prima settimana di agosto.
Quello che si sa, però, è che soltanto ieri ad Acea sono arrivate le richieste per gli allacci delle forniture di acqua e luce. Eppure, a leggere la determina dirigenziale del 28 giugno, nell’area sarà istallato anche un “manufatto rimovibile, di dimensioni minime ma con dotazione di servizi igienici, per la vendita di bibite e generi di ristoro”. Nessun bar con camerieri, però. Vista l’esigenza di fare in fretta e il ritardo accumulato in mesi di inerzia l’unica soluzione è quella di piazzare distributori automatici.
“Purtroppo abbiamo ricevuto la spiaggia in convenzione soltanto alla fine di aprile inizio di maggio – ammette il direttore generale di Roma Capitale, Franco Giampaoletti – non ci sono stati i tempi tecnici per fare una gara per l’affidamento del servizio”. E infatti anche per la fornitura delle macchinette distributrici ci si è rivolti a ditte già note. “Abbiamo optato per l’estensione di alcuni contratti in essere con attuali fornitori del Campidoglio per i distributori”, spiega il direttore generale. E per la fornitura di acqua e energia elettrica? “Se qualcosa andrà storto – sorride – offriremo noi acqua fresca a tutti”. Per quanto riguarda invece la gestione dei campi di beach volley, spiega Giampaoletti, “se ne occuperà il personale interno coadiuvato da volontari. Diciamo che quello di questa stagione sarà un servizio in anteprima, per il prossimo anno faremo tutte le cose per tempo”. Del resto sono passati solo sette mesi dall’annuncio della sindaca. In compenso i ritardi a una cosa almeno sono serviti: dopo le proteste dei comitati cittadini e le perplessità dei residenti che da anni denunciano il degrado della zona, la scorsa settimana la polizia locale ha nuovamente sgomberato tutti gli insediamenti abusivi sorti sulla riva del Tevere all’ombra del Gazometro. Trentadue le persone denunciate in una operazione che ha impiegato anche squadre per la rimozione dei rifiuti accumulati. “Ora speriamo che si sbrighino ad aprirla la spiaggia, altrimenti per quando verrà la sindaca a farsi fotografare sorridente le baracche si saranno riformate come accade sempre e qua sarà di nuovo la solita discarica”, ironizza un residente. Per i topi, invece, c’è poco da fare. Per loro sul Tevere c’è una spiaggia aperta tutto l’anno.