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Virginia Raggi e la sua autonomia

Marianna Rizzini

Il caso Marra illumina anche le aporie del contratto di governo, dice l’avvocato Venerando Monello

Roma. Il sindaco e la sua autonomia: il tema emerge dal processo Marra, in cui Raggi è accusata di falso e in cui due testimoni hanno sottolineato il fatto che fossero altri a decidere per lei. Ma che cosa dice Venerando Monello, l’avvocato che ha presentato ricorso (poi respinto) sul “contratto” pre-elettorale a Cinque stelle, un codice di comportamento con penale la cui firma, secondo Monello, pone un problema di eleggibilità? Sul processo in sé, Monello dice soltanto: “Certo è che le regole iniziali del M5s avrebbero imposto al sindaco le dimissioni. È vero, d’altronde, che le stesse regole vennero modificate proprio nelle more del giudizio di primo grado da me promosso contro la Raggi”.

 

Ma il processo riporta a galla il tema sotteso, l’autonomia dell’eletto: “Nessun amministratore pubblico può essere sotto tutela”, dice Monello: “Una cosa sono le indicazioni politiche che sono sempre arrivate da parte dei partiti ai ‘propri’ amministratori, altra cosa è contrattualizzare un sindaco, soprattutto quando è sindaco della capitale. Quel contratto ha molteplici profili di incostituzionalità. Peccato che i giudici di primo grado non abbiano avuto il coraggio di annullarlo, limitandosi a un rigetto formale. A mio avviso si sono assunti una grande responsabilità. Il mancato annullamento del contratto, che ribadisco non è stato oggetto di valutazioni di merito da parte dei giudici, ha avuto come conseguenza il moltiplicarsi di contratti illegittimi. Si pensi al contratto di governo, che prevede addirittura un organismo che decide su eventuali contrasti interni. Un organismo estraneo all’architettura costituzionale, formato da soggetti non legittimati a decidere. Spiace che siano stati in pochi i giuristi a indignarsi e a rilevare l’attentato alla Costituzione che con questo organismo è stato tentato”.

 

Se il Tribunale di Roma avesse annullato il contratto tra Raggi e il M5s, dice Monello, “la Casaleggio non si sarebbe mai sognata di proporre contratti come quelli dei candidati alle regionali siciliane o l’obbligo per i nuovi parlamentari di pagare un ‘obolo’ mensile pari a 300 euro in favore di Davide Casaleggio”. C’è una soluzione? “La perdita quotidiana di piccole gocce di democrazia origina dalla mancata attuazione dell’art. 49 della Costituzione, ovvero una legge di disciplina dei partiti. Nella scorsa legislatura anche il Pd ha perso una grande occasione rincorrendo i grillini, anziché varare il disegno di legge promosso da Guerini e Richetti. Chiediamoci se è legittimo che una società di capitali possa decidere della vita di un partito e del partito di governo. E chiediamoci su quali basi giuridiche”.

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.