La Raggi si è persa trecentocinquanta nomadi del Camping River
Il successo della terza via di Virginia Raggi nella gestione dei nomadi: superare i campi senza avere uno straccio di alternativa e sgomberare con la ruspa per compiacere Salvini
Roma. Il Camping non c’è più e loro, quasi tutti, sono andati altrove. Invisibili, in pratica, da quando a fine luglio gli agenti della polizia di Roma Capitale li hanno buttati fuori senza quasi lasciare il tempo di raccattare le povere cose contenute nei container. Dispersi per i mille rivoli degli insediamenti abusivi della Capitale, buona parte dei circa 350 nomadi del Camping River si sono fatti introvabili. Un centinaio di persone almeno, che prima risiedevano regolarmente nell’insediamento di via della Tenuta Piccirilli in zona Tiberina, da quasi due mesi sono fantasmi e con loro i bambini che prima invece frequentavano regolarmente le scuole e che invece all’inizio dell’anno scolastico nessuno ha più visto.
Della cinquantina di residenti del Camping che dopo aver provato a occupare uno stabile in disuso via Flaminia vecchia aveva improvvisato un rifugio dopo lo sgombero nella piazza principale di Prima Porta, molti sono ancora lì vicino alla stazione ferroviaria. Altri trascorrono le notti in alcuni furgoni parcheggiati in aree di sosta vicino alla Villa di Livia. Altri si sono costruiti baracche fatiscenti nelle zone circostanti, fino a Labaro dove a inizio agosto qualcuno di notte gli ha lanciato contro una bomba carta per scacciarli lontano. Magari fino a Torre Spaccata, dalla parte opposta della città, dove in questi giorni i residenti sono sul piede di guerra dopo aver denunciato il fiorire di tende nell’area del parco di Centocelle, a poche centinaia di metri dove un tempo sorgeva il “Casilino 900”.
Eccolo il successo della terza via di Virginia Raggi nella gestione della questione nomadi: superare i campi rom senza avere uno straccio di alternativa e sgomberare con la ruspa e il pugno duro per compiacere il ministro dell’Interno e fedele alleato di governo Matteo Salvini. Così, quello che prima era un campo organizzato (per quanto problematico) ora è un numero incalcolabile di insediamenti abusivi e famiglie invisibili disperse sul territorio di periferie in cui la rabbia sociale monta ogni giorno di più. Del resto è stata proprio l’assessore al Sociale Laura Baldassarre a spiegare che dal giorno dello sgombero “sono state 74 le persone prese in carico dal circuito dell’accoglienza di Roma Capitale. Si aggiungono alle 98 che, in precedenza, erano fuoriuscite dal Camping River grazie ai diversi strumenti legati ai progetti messi a disposizione come inclusione lavorativa, inclusione abitativa e rientro volontario assistito”. Così mentre le 74 persone oggi ospitate dalle strutture d’emergenza potranno restare nelle sistemazioni temporanee per sei mesi dal momento dello sgombero (rinnovabili fino al massimo di un anno), si calcola che ci siano fra le 100 e le 150 persone che dal 26 luglio vivono per strada o in altri insediamenti, per lo più abusivi. E se la contabilità è difficile da provare, ben più facile è invece fare i conti dei minori che le insegnanti aspettavano sui banchi di scuola e invece quest’anno non si sono fatti più vedere.
“Quest’anno, se la tendenza dell’ultimo periodo venisse confermata, gli iscritti potrebbero non superare le 700 unità – denuncia Carlo Stasolla, presidente dell’Associazione 21 luglio – Basti pensare che nell’anno scolastico 2014-2015 erano 2.003 i minori rom iscritti nelle scuole pubbliche romane”. Ancora bloccato il servizio di accompagnamento a scuola che prima era affidato alle associazioni, i numeri si sono fatti di anno in anno più drammatici. Per provare a correre ai ripari e “assicurare il diritto allo studio e gli strumenti di conoscenza di ogni bambino e adolescente che vivono a vario titolo nei villaggi attrezzati e insediamenti non attrezzati del territorio romano” a fine agosto il comune ha varato un bando per la selezione di un soggetto che metta in campo iniziative per contrastare l’abbandono scolastico. Duecentoquarantamila euro per progetti riservati a sole sette scuole delle 207 in cui nello scorso anno scolastico risultavano iscritti bambini rom. Dell’elenco, però, fa parte anche l’Istituto Comprensivo Largo Castelseprio, ossia la scuola frequentata da una decina di minori residenti al Camping River. Sgomberati anche loro e dispersi chissà dove, difficile che potranno mai partecipare al progetto del comune di Roma.