Foto tratta dal profilo Twitter di Gianni Riotta

Roma è messa così male che a salvare San Lorenzo ci prova Melissa Panarello

Simonetta Sciandivasci

Con “Letti di fuori” la scrittrice prova a creare una “iniziativa di protesta quanto più silenziosa, per recuperare la vivibilità del quartiere”

La movida di San Lorenzo è ormai guerriglia urbana. Al Comune di Roma, molto più che intervenire, conviene lasciare tutto così com’è e rastrellare multe di decine di migliaia di euro a weekend, tra i bivaccatori, i concertisti abusivi e gli occupanti irregolari di suolo pubblico. A salvare la banlieue del centro di Roma, allora, ha deciso di provarci Melissa Panarello, scrittrice ivi residente, che ha ideato “Letti di fuori”, una “iniziativa di protesta quanto più silenziosa, per recuperare la vivibilità del quartiere” (così è scritto nella descrizione dell’evento su Facebook) alla quale tutti i romani (persino i pariolini!) sono invitati. Per far cosa? Giochi da tavola, lavori all’uncinetto, letture e qualunque cosa si possa fare “senza disturbare chi ha diritto al sonno e al riposo”.

 

La prima notte dei miracoli è fissata per questo venerdì, dalle 23 in poi. La seconda, ammesso che la prima non finisca a fascisti e vino, più o meno alla stregua di Come te nessuno mai di Muccino, per la sera successiva. E ci sia consentito di parafrasare Lucio Dalla: chissà se si muoverà la città, con le piazze e i giardini e la gente nei bar; chissà se galleggerà e se ne andrà e anche senza corrente camminerà.

 

Quando una città non può contare che su qualche camionetta della polizia (con dentro due poliziotti addormentati) e un paio di ordinanze che sembrano scritte da genitori di preadolescenti (non si mangia sui gradini, non si beve dal tramonto all’alba, non si ruba il posto agli altri), quando una città ammette che intere zone vengano programmaticamente abbandonate dall’amministrazione pubblica di modo che lì si concentri e si sfoghi la microcriminalità (a San Lorenzo si spaccia per strada e pure nei cortili interni dei palazzi), persino trascorrere un paio di sere di inizio autunno all’addiaccio con un libro in mano sembrano azioni di alto civismo. Senza contare che è molto gandhiano rispondere al frastuono col silenzio. Siamo ridotti ad aggrapparci al simbolico, all’inutile ma significativo, all’ennesima “iniziativa cittadina” coi libri a far da scudi e garanti e militanti e i lettori a farsene qualunque cosa meno che leggerli in santa pace, a casa propria (chiedete a un qualsiasi abitante di San Lorenzo da quanti anni non può godersi un po’ di silenzio, nemmeno se si barrica nel salotto di casa sua e anzi soprattutto se lo fa). Magari non finirà nel nulla come quando gli studenti si inchiavardarono tra le copertine dei libri dei Wu Ming. Magari Melissa Panarello salverà San Lorenzo dal degrado: Hal Draper diceva che nella storia sociale l’inaspettato è quello che dovremmo aspettarci. Ottimismo, su.

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