Macro incubo
Inaugurato il museo, col nuovo direttore-squatter. Mentre qualcuno si fregava le magliette sponsorizzate
Udite udite: a Roma è in atto “un cambiamento di prospettiva, indispensabile e vitale” – scrive su Fb Luca Bergamo, assessore alla Cultura e vicesindaco della Capitale – c’è “un luogo dove si ragiona e ci si confronta sul mondo che viviamo”. E’ il “Macro Asilo”, un museo da lui fortemente voluto come il direttore, Giorgio De Finis, per la cui nomina sono state forzate norme e buonsenso. Ricordate quella “meraviglia” del Maam, il Museo dell’Altro e dell’Altrove in via Prenestina? Domenica scorsa, l’inaugurazione di quel nuovo spazio, da intendere – dicono – come “riparo”, ma non si sa bene ancora da chi e da cosa. Mentre un “artista” timbrava all’ingresso le mani degli ottomila ospiti, qualcuno – interpretando a suo modo l’idea di condivisione – rubava t-shirt dalla cassettiera “Rome”, dove le istituzioni cittadine possono depositare materiali informativi. “Se ti senti un artista, esponi qui”, è un po’ il motto di quello specchio fedele del governo gialloverde, ma per ora si son visti solo quelli che abitano entro il Raccordo, compresi il direttore – col suo documentario – e Cesare Pietroiusti, presidente di PalaExpo, nelle vesti di artista. Assente la Raggi, forse ancora troppo emozionata per aver parlato con Totti al Colosseo assieme a Veltroni, mancando al “Novant’Ennio” di Morricone omaggiato anche da Mattarella. Grande festa per Maria Mulas, occhiali rossi come i capelli, all’Howtan Space con 30 foto da lei fatte a grandi come Gilbert&George e Warhol. A lui il Vittoriano dedica una grande mostra tra specchi, fiori, serie di Marilyn e neon rosa in un’atmosfera da Studio 54 e da Factory. Al party, Iole Siena di Arthemisia Group è la più chic, la serigrafia di Giorgio Armani la più ammirata, ma al suo posto, purtroppo, compare Renato Balestra anticipando Halloween. Tristezza Capitale.