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Bergamo ha un piano per spiegare i 100 mila visitatori in meno nei musei di Roma

Gianluca De Rosa

Le visite sono diminuite del 9 per cento rispetto allo stesso periodo del 2017: una clamorosa inversione di tendenza rispetto agli anni recenti

Roma. Fino a poco tempo fa il circuito museale gestito dalla Capitale, che comprende i musei capitolini, l’Ara Pacis, la Centrale Montemartini, il museo di Trastevere e tantissimi altri palazzi e spazi museali disseminati per la città, vantava numeri da record. Più 5,6 per cento di visitatori nel 2016 rispetto all’anno precedente, un altro più 6 per cento dal 2016 al 2017, per un dato complessivo di quasi 200 mila visitatori in più in due anni (da 1,6 milioni a 1,8). Sul 2018, però, si staglia ora un’ombra cupa. Secondo l’ex capogruppo del Pd capitolino, oggi consigliere regionale, Michela Di Biase, infatti, da gennaio a settembre di quest’anno ci sarebbe stato un calo di oltre 100 mila visitatori, circa il 9 per cento in meno del dato registrato nello stesso periodo del 2017. Un abbassamento che, se confermato, segnalerebbe una clamorosa inversione di tendenza rispetto agli anni recenti durante i quali i musei gestiti dal Campidoglio hanno aumentato senza sosta i loro visitatori.

 

Secondo il Pd capitolino le ragioni del presunto crollo sono da imputare principalmente a due fattori. In primo luogo la mancanza di un’offerta di mostre “di livello”, come quelle di Hokusai all’Ara Pacis e di Artemisia Gentileschi a Palazzo Braschi che, nel 2017, fecero registrare numeri da capogiro. In secondo, il taglio da parte del Campidoglio di alcune iniziative di animazione nei musei iniziate nel 2017, ma subito interrotte nel 2018. Spiega Giulio Pelonzi, attuale capogruppo del Pd: “La nostra paura è che la Giunta abbia smesso di investire su attività volte ad aprire i musei alla città. Temo che l’assessore sia stato costretto a tagliare a causa della mancanza di fondi che deriva dal disastro che c’è nelle aziende partecipate. Noi abbiamo chiesto un consiglio straordinario per sapere qual è la situazione e per chiedere a Bergamo di fare una battaglia insieme per ridare fondi alla Cultura”.

 

L’assessorato guidato da Luca Bergamo, che è anche vicesindaco, per adesso non smentisce il crollo. L’assessore si è detto però pronto a presentare i dati del 2018 al consiglio comunale straordinario chiesto dalle opposizioni che potrebbe essere calendarizzato dall’ufficio di presidenza la settimana prossima o, al massimo, quella successiva.

 

E’ probabile che Bergamo confermi un calo, seppur minore, nei primi mesi dell’anno rispetto allo stesso periodo del 2017. Com’è probabile che rileverà la difficoltà di confrontare i dati di quest’anno con i precedenti: dal 2018 Macro e Macro Testaccio, oggi Mattatoio di Testaccio, sono passati dal circiuito dei musei civici a un altro, sempre gestito dal Campidoglio, ma da una diversa società di scopo, PalaExpò, che amministra anche il palazzo delle Espozioni.

 

Bergamo inoltre intende spiegarli quei dati. E se il calo fosse dovuto a una diminuzione di romani nei musei è probabile che abbia nella sua manica un buon asso per replicare alle polemiche. Lo scorso luglio, infatti, il vicesindaco ha lanciato la Mic, una carta che al costo di 5 euro permette per 12 mesi l’ingresso illimitato in tutti i Musei Civici ai residenti nella Capitale, italiani e stranieri. Dopo meno di tre mesi ne sono state vendute ben 25 mila delle 150 mila ambiziosamente stampate. La Mic, per definizione destinata ai romani, si rivolge proprio allo stesso pubblico che popolava i musei civici durante le iniziative, ora interrotte, citate dal Pd. Inoltre l’assessore rivendicherà i nuovi progetti che partiranno in questi mesi autunnali. E dal lato dei musei “aperti” potrà sciorinare i primi dati di Macro Asilo, il progetto di 15 mesi per la struttura di via Nizza, che incredibilmente nei primi giorni ha registrato 11.500 visitatori (8 mila il giorno dell’inaugurazione). Ma bisogna vedere se reggerà (martedì scorso, come racconta qui sopra Michele Masneri, il museo era deserto).

  

Se però i 100 mila visitatori in meno fossero confermati, non basterebbe il calo degli utenti romani a spiegare le ragioni di un simile crollo. I visitatori romani dei musei capitolini, infatti, sono molto pochi: meno di 75 mila su un totale di quasi due milioni di visitatori complessivi nel 2017.

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