Note e auspici
La lettera di Ouellet non convince la curia, “non confuta Viganò”. E c’è chi invoca la segreteria di stato
Sul piccolo tavolo del salottino sono ordinati i fogli della lettera con la quale il cardinale Marc Ouellet replica al comunicato di monsignor Viganò che denunciava tutte le mancanze vaticane nel combattere la pedofilia. Ci sono sottolineature a penna e dei punti di domanda accanto a qualche frase. Cosa significano?, domando al vescovo. “Che non capisco cosa dica Ouellet”, risponde subito sorbendo poco alla volta il caffè doppio che la suora gli ha portato. “Quella di Ouellet non è una risposta né l’attesa confutazione che il Consiglio dei nove cardinali aveva annunciato un mese fa. In tre pagine solo un paio di paragrafi sono dedicati a smontare la tesi di Viganò, salvo confermare che qualche avvertimento Benedetto XVI l’aveva dato al famoso cardinale McCarrick”. Non sono sanzioni, obietto. “Le chiami come vuole, ma il prefetto dei Vescovi ammette che il Papa emerito aveva suggerito all’arcivescovo emerito di Washington di non farsi vedere in giro”. Ma se non è una “confutazione”, allora che cos’è? “Questa lettera mi dà l’impressione di essere una risposta istintiva a una mossa azzardata di un confratello. Ouellet è stato tirato in ballo con l’accusa di essere passato dalla parte del Papa, il che mi fa sorridere. Cosa vuol dire che un cardinale di curia passa dalla parte del Papa? Non è mica la fiction ‘Borgia’, questa qui eh. Viganò dice che mezza curia sapeva e ha taciuto, Ouellet dice che gli archivi non dicono questo. Insomma, non vedo passi avanti”. Ma allora cosa si dovrebbe fare? “Affidare alla segreteria di stato il compito di redigere una Nota in cui si risponde punto per punto alle accuse di Viganò, senza tralasciarne alcuna. Altrimenti questo comunicato tornerà fuori ogniqualvolta qualcuno penserà di dare un colpetto al pontificato”.