L'ultima del Papa nero
Al Sinodo padre Sosa S.I. auspica che la chiesa “mostri il volto multiculturale del Dio rivelatosi a Nazaret”. Panico
Il cardinale che di primo mattino mi riceve a casa sua mi mostra alcuni estratti della conferenza stampa del Preposito generale gesuita, il reverendo padre Arturo Sosa Abascal, un venezuelano con baffetti ben curati passato alla storia per aver detto che non si può sapere con esattezza cosa disse Gesù, visto che duemila anni fa non esistevano i registratori. Ebbene, il Sosa ha sostenuto che “la chiesa dovrebbe mostrare il volto multiculturale del Dio che si è rivelato a Nazaret, promuovendo una cittadinanza universale che riconosca la ricchezza portata dalla diversità culturale, quindi costruisca un mondo multiculturale”. Il cardinale è inorridito, penso, mentre beve acqua liscia – “il caffè l’ho già bevuto, ma ormai non faccio più colazione, non ho fame” – e rilegge le parole di padre Sosa... “volto multiculturale del Dio che si è rivelato a Nazaret”. Eminenza, sicuro di stare bene? “Ma si rende conto”, mi dice serissimo. “E’ una farsa, non ci si crede più. E’ uno stravolgimento totale. Questa non è parresia, è fare a gara per spararla grossa, in una banalizzazione ormai totale, quotidiana, forzata, di tutti i princìpi dati per certi”. Forse è un po’ troppo pessimista, m’azzardo a dire. “No guardi, sono semmai ancora speranzoso che si arrivi a uno stop, perché altrimenti le cose si metteranno male. Canonizziamo, e giustamente, grandi Papi quali furono Giovanni Paolo II e Paolo VI, e poi facciamo l’opposto, dando spazio a scempiaggini di siffatto tenore”. Squilla il telefono, è il segretario che ricorda al cardinale che è tempo di andare. Sdrammatizzo: “Mi saluti padre Sosa”. Non raccoglie.