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A che gioco sta giocando Salvini in Campidoglio?

Valerio Valentini

Il ministro dell'Interno gradirebbe la candidatura di Meloni alle prossime comunali. Lei per ora fa spallucce. Intanto il comportamento dei leghisti capitolini è ambiguo

Roma. “E’ una lusinga, Giorgia”, continuano a ripeterle, in queste ore, i suoi consiglieri. E lei rimugina, medita, prova a capitalizzare ma senza sbilanciarsi. “Se davvero vuole un sostegno, cominci ad accogliere le nostre proposte”, ribatte la Meloni. Ce l’ha con Matteo Salvini, l’amico inseguito, temuto, perduto e ora forse ritrovato o forse no. Lui, fa capire, gradirebbe una candidatura di lei alle prossime comunali. Lei fa spallucce: “Penso alle europee, intanto”. Poi si vedrà. E si vedrà, innanzitutto, se davvero si tornerà al voto, in Campidoglio. Dalle parti di Fratelli d’Italia non ne sono affatto certi, che la condanna a Virginia Raggi arriverà il 10 novembre. Né escludono che, in caso di esito negativo, la sindaca grillina non decida di accamparsi in Campidoglio rinunciando al simbolo del M5s. E insomma, “presto per fare accordi, ora”.

 

Di sicuro, però, c’è che il ricordo del grande sgarbo fatto da Salvini alla Meloni, il 31 maggio scorso, è ancora vivido: e il riferimento è a quando il segretario leghista, nel mentre che con Di Maio si spartiva i ministeri, garantì alla leader di Fdi che avrebbe rappresentato anche i suoi interessi al tavolo delle trattative. E invece niente. Salvini finse soltanto di spingere per l’entrata nel governo degli alleati di destra, ma con l’intento di contraccambiare il niet scontato dei grillini per ottenere altre concessioni. Il sospetto, dunque, è ancora grande. E del resto gli stessi leghisti capitolini sono ambigui: e se Maurizio Politi, dall’Aula Giulio Cesare, fa il picconatore contro la Raggi, Maurizio Zicchieri e Claudio Durigon, i due luogotenenti del “capitano” cui è delegato il compito di tenere le redini del Carroccio in città, sono più prudenti. E insomma non è detto che Salvini stia blandendo la Meloni, guarda caso proprio mentre al Senato i numeri della maggioranza per il decreto sicurezza si fanno ballerini; ma è evidente che la partita è ancora lunga e complicata. Senza contare, poi, che quando si parla di Barbara Saltamartini, la deputata romana passata in tempi non sospetti nelle file della Lega, tutti i fedelissimi di Salvini mostrano un rispetto che è quasi deferenza.

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