Le strategie della Lega per Roma (e il Lazio)
“Dobbiamo mettere nell’angolo il M5s e ribaltare gli equilibri. Prima al governo. Poi a Roma”
Roma. Chiamata alle armi, Federico Iadicicco, la compie con parole perentorie. “L’appuntamento fondamentale è quello delle europee: è li che abbiamo la possibilità di mettere nell’angolo il M5s”. E sarà l’occasione informale, sarà l’insofferenza che la platea dei nuovi adepti mostra di fronte alla convivenza forzata coi grillini, ma il dirigente laziale della Lega, esponente storico della destra romana arruolatosi ora nel Carroccio e subito promosso al coordinamento regionale, gli obiettivi di Matteo Salvini li espone in modo trasparente: “A maggio dobbiamo arrivare oltre il 30 per cento, staccando il M5s. E così, ribaltando i rapporti di forza nel governo, imporremo l’agenda della Lega”.
Parole che colpiscono nel segno. E d’altronde pochi minuti prima, la saletta seminterrata dell’Hotel San Giovanni, dove il carroccio martedì sera celebrava la sua prima storica assemblea nel VII municipio, era ribollita di mugugni, quando lo stesso Iadicicco aveva provato a difendere il reddito di cittadinanza. “Non ci piace, ovvio. Ma dobbiamo sostenerlo per avere in cambio le misure che noi riteniamo prioritarie sulle pensioni”. Le cinquanta persone presenti – anzianotti distinti, per lo più, ma anche qualche giovane famiglia e una manciata di ventenni che, subile sintesi dei gesti, si salutano stringendosi l’avambraccio, al modo dei camerati , avendo al polso il braccialetto di plastica “Io sto con Salvini”– non l’avevano presa bene. E allora, la promessa: “Dopo le europee cambiamo gli equilibri del governo”.
E’ un segnale che ha il suo peso, se è vero che Iadicicco, insieme al sottosegretario Claudio Durigon e al deputato pontino Francesco Zicchieri, è stato un po’ il regista dello sbarco del Carroccio nel Lazio; se è vero, soprattutto, che molti dei neoleghisti romani, compresi quelli presenti martedì all’assemblea di San Giovanni, si dichiarano in qualche modo suoi figliocci politici. Gente come Flavia Cerquoni, punto riferimento nel VII municipio, e Maurizio Politi, consigliere in Aula Giulio Cesare, e poi Ezio Favetta e Fabio Parisi, e poi Laura Corrotti, consigliera regionale e prima degli eletti su Roma e provincia, lo scorso marzo, con 1.300 voti. Tutti con un lungo passato nella destra sociale, e poi transitati nelle truppe salviniane quando è sembrato opportuno, o conveniente, farlo. Tutti, comunque, a vario modo convinti dell’“impreparazione”, dell’“inadeguatezza” e della “pericolosità” del M5s: sia in Campidoglio, sia al governo del paese. “Dobbiamo strutturarci per evitare di arrivare alla guida di Roma senza una squadra, come hanno fatto loro”, dicono i leghisti, raccogliendo gli applausi di chi, dalla platea, elenca le mille storture dell’amministrazione Raggi, dall’immondizia ai trasporti, e arriva a proporre di “impiccare i vigili, che rubano lo stipendio” senza ricevere alcuna reprimenda dal resto della sala, oratori compresi. Sono le prime avvisaglie del vento che sta (ri)cambiando.