Indagato il presidente e direttore generale di Atac Paolo Simioni
L'accusa è di violazioni sulla normativa anti infortunistica. La polizia giudiziaria ha notificato al dirigente una serie di gravi carenze manutentive nelle stazioni della Metro A dopo l'incidente della scala mobile dello scorso 23 ottobre
A quanto risulta in esclusiva al Foglio, il presidente e direttore generale di Atac, l'azienda municipalizzata dei trasporti romani, Paolo Simioni, è indagato dalla Procura di Roma per violazioni sulla normativa anti infortunistica. La vicenda precipita sul caos gestionale, da parte dell'amministrazione comunale, del sistema dei trasporti nella capitale. Dopo l'incidente dello scorso 23 ottobre, quando una scala mobile della fermata Metro A di Repubblica ha ceduto con il suo carico umano provocando alcuni feriti, la procura guidata da Giuseppe Pignatone ha aperto un indagine per disastro colposo e i Vigili del Fuoco hanno successivamente riscontrato una serie di gravi carenze manutentive in più di una stazione della Metro romana. Simioni non è indagato per lesioni colpose, a quanto risulta, ma per una serie di reati meno gravi che riguardano gli impianti elettrici delle stazioni e la mancata individuazione delle procedure per l’evacuazione in caso di emergenza. Domani, giovedì 19 dicembre, in edicola su Roma Capoccia, l'inserto romano del Foglio, tutti i dettagli della storia raccontata da Patrizio Li Donni.
La precisazione di Atac
In relazione a notizie di stampa, che riportano di una presunta iscrizione nel registro degli indagati del Presidente di Atac Paolo Simioni, si precisa che al Presidente Simioni sono stati notificati, allo stato, due verbali prescrittivi dei vigili del fuoco nei quali vengono fissati dei termini entro i quali ottemperare a obblighi relativi alla normativa anti incendio. L'azienda si è immediatamente attivata per risolvere le problematiche.
Non risulta, al momento, alcuna iscrizione al registro degli indagati del Presidente Paolo Simioni per violazione delle normativa anti infortunistica come riportato dall'articolo.
La risposta del Foglio
Nel momento in cui la polizia giudiziaria contesta un reato a una persona e lo invita a nominare un difensore, questa persona è a tutti gli effetti un indagato. Noi non sappiamo se la procura di Roma abbia ancora provveduto all’iscrizione o se vi siano ragioni di carattere puramente amministrativo che spieghino perché ciò non sia ancora avvenuto. Ma la posizione che tecnicamente assume il dottor Simioni a seguito della contestazione della polizia giudiziaria è indiscutibilmente quella di indagato. Quelle elevate nei confronti del presidente di Atac sono contravvenzioni relative alle norme che regolano la disciplina sul lavoro. Costituiscono reato, ma quando l’autorità giudiziaria le contesta dà all’indagato il tempo necessario per mettersi in regola. Nel caso in cui il dottor Simoni ottempererà alle richieste, cioè metterà in sicurezza le stazioni della Metro secondo i rilievi dei Vigili del Fuoco il reato sarà prescritto. Ed è la ragione per la quale, da diversi giorni, le fermate della Metro A nel centro di Roma sono o chiuse o soltanto parzialmente agibili.
Di seguito il verbale con le contestazioni: