"Così il Vaticano si prepara alla grande battaglia"
Si entra nella fase delicata del pontificato, servono i fedelissimi alla comunicazione. “Sbagliare non si può”
Caro Monsignore, mi spiega cosa sta succedendo alla comunicazione vaticana? Il vescovo, espertissimo di media e cose del genere – “Ma non amo i social, non li capisco, fanno solo danni” – mi riceve a casa sua. Appartamento enorme, arredamento retrò anche se la biblioteca è moderna, con quel tavolone bianco a dominare la stanza. “Siamo entrati in una fase decisiva del pontificato, con questa riunione sulla lotta agli abusi in programma a febbraio non ci si possono permettere errori. Neanche uno”. Altrimenti? “Sarebbe una tragedia, come uno tsunami mortifero dal quale sarebbe impossibile scappare”. Non le sembra di esagerare un tantino? “No. Abbiamo visto cosa è accaduto con le parole del Papa a braccio in Cile, l’effetto è stato devastante e non ci siamo ancora ripresi. Allora è necessario dotare la struttura della comunicazione di persone fidatissime, capaci, scafate e che ben conoscono queste stanze”.
Obietto: intanto si sono dimessi i capi della Sala stampa, è stato congedato il direttore dell’Osservatore Romano, è arrivato un direttore editoriale che controllerà tutto. “Ovvio, non si poteva fare altrimenti, anche se si dà l’idea di un fortino che tira su i ponti levatoi, arroccandosi sempre più su se stesso. I nominati sono tutte figure rispettabilissime, ma indubbiamente connotate per un sostegno senza se e senza ma all'attuale corso. Dissenso nullo, anche su aspetti puramente laterali. E’ un segno dei tempi, mi dia retta. La grande battaglia sta arrivando ed è bene prepararsi”.