Un clochard a Roma (Foto LaPresse)

“Il governo ci aiuti nei percorsi d'integrazione”, dice il Comune di Roma

Valerio Valentini

Emergenza freddo, tre morti solo nell'ultima settimana nella Capitale. E l’assessore Baldassarre manda un messaggio a Salvini

Roma. Li chiama per nome. “Davide, Stanislao…”. E l’elenco procede mesto, col tono di un rosario. Laura Baldassarre lo ammette: “Certo che siamo allarmati”. Tre morti nell’ultima settimana, nove dall’inizio del gelo. Morti per freddo. “Diciamo per mancanza di assistenza”, precisa l’assessore al Sociale.

 

Sono tanti, in ogni caso.

“Troppi, certo. Ma sono tanti anche i posti che abbiamo messo a disposizione: 1661, in tutto. E il paradosso è che 108 sono liberi”.

 

Ma i senza tetto li rifiutano. Perché?

“L’esperienza della strada trasforma, spinge a fare scelte irrazionali”.

 

La Raggi pensa all’“obbligo di ricovero”.

“Stiamo ragionando. Intanto, ci stiamo sforzando di avvicinarci il più possibile ai luoghi del disagio. Abbiamo allestito punti d’accoglienza anche a Tiburtina e Termini”.

 

A destra c’è chi intanto protesta: muoiono di freddo gli italiani, e il Campidoglio pensa agli immigrati stranieri.

“Le fragilità vanno assistite, senza discriminazioni. Eviterei distinzioni di questo tipo. Quella dell’accoglienza è una sfida che impegna Roma, ma non solo il Campidoglio”.

 

Cosa chiedete al governo?

“Di aiutarci a valorizzare i percorsi di accoglienza e di inclusione più virtuosi”.

 

E però il decreto sicurezza smantella di fatto gli Sprar.

“Ho detto che è stato un errore, ma ora da Palazzo Chigi ci sono giunti segnali di apertura incoraggianti”.

 

Si riferisce all’incontro del premier Conte coi sindaci?

“Sì. La commissione immigrazione dell’Anci ci ha appena tranquillizzato: nella fase attuativa del decreto si potrà intervenire con oculatezza su alcune possibili storture del decreto. Si lavorerà sui dettagli per tutelare i soggetti più fragili e i minori non accompagnati”.

 

Una speranza o una certezza?

“Un impegno condiviso. Quanto alle speranze, la mia è che tramite le circolari attuative si possano sostenere i modelli più virtuosi”.

 

Neppure quello di certe associazioni, però, offrono soluzioni reali. Pensiamo al Baobab...

“Concordo. Il problema è che, se attraverso i media nazionali ed europei, ti pubblicizzi come un luogo di accoglienza, attrai inevitabilmente molte più persone di quelle a cui sei in grado di offrire un aiuto concreto”.

 

E dunque?

“E dunque l’accoglienza dovrebbe essere sostenibile istituzionale. Dignitosa sia per chi la offre sia per chi la riceve”.

 

Serve che la gestisca il Comune, quindi.

“Il Comune insieme alle istituzioni statali e regionali. E in sintonia con la rete di associazioni di volontariato, che resta preziosissima nel suo silenzioso lavoro quotidiano”.

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