Come creare una Roma che non sia solo quella del degrado
“Usare il patrimonio immobiliare pubblico per creare dei campus tecnologici”. Parla Dattoli
Roma. “La città ha due facce. Da un lato c’è la Roma del degrado, poi c’è invece una città in movimento, con una grande energia che viene dai giovani, che hanno voglia di creare progetti e realizzare idee. E’ su questo che l’amministrazione deve investire”. Davide Dattoli ha 28 anni ma è già alla guida di un piccolo impero. Nel 2011 a Brescia, la sua città, ha fondato Talent Garden: non un semplice spazio di coworking, ma un luogo dove “gli innovatori” (lui li chiama così), lavorando gomito a gomito, possono scambiarsi idee, collaborare, crescere insieme. Ora di Talent Garden ce ne sono 23 in 8 paesi europei: 13 milioni il fatturato del 2018.
Dattoli, Roma sul digitale non sta messa male?
“Abbiamo più di 200 persone e oltre 50 aziende. E rispetto a Milano ci sono più giovani. Mentre al nord si arriva da noi dopo 4-5 anni di esperienza lavorativa, i ragazzi romani ci provano da universitari”.
Può fare qualche esempio?
“Arsity: due ragazzi hanno creato un marketplace per le visite alle mostre. Abbiamo un’azienda di Virtual Reality che sta lavorando per costruire esperienze turistiche. Poi ci sono diverse start up che puntano sul miglioramento dei trasporti urbani. Il Gruppo Mercedes è venuto da noi per lanciare My Taxi in Italia”.
Come risponde la politica?
“Regione e Comune hanno sempre lavorato su questi temi. La vicinanza con la politica nazionale fa sì che si stiano sviluppando sinergie con l’Agenzia digitale e con i vari ministeri”.
Non ha nulla da chiedere alle istituzioni?
“Sarebbe bello utilizzare l’enorme patrimonio immobiliare pubblico della città, spesso abbandonato, per costruire progetti digitali. Penso alla periferia, ma anche alle ex caserme di Via Guido Reni: un posto strepitoso. Poi occorre lavorare sulle competenze e sulla formazione. Il posto fisso non lo garantisce più nessuno e bisogna fare progetti di vita professionale con un orizzonte di 3-5 anni”.
L’idea di realizzare un polo tecnologico in zona Tiburtina – la Tiburtina Valley – è fallito miseramente.
“Non c’è un esempio al mondo dove un singolo polo tecnologico sia riuscito a cambiare una città. Quello che funziona è quando ci sono delle aree, dei quartieri, dove si vanno a raggruppare grandi imprese, coworking, player di diverso genere”.
Dattoli, lei ha smontato un luogo comune del mondo digital: ognuno può lavorare da casa propria, in solitudine.
“Quando si condivide un luogo di lavoro si mettono in moto energie imprevedibili. I migliori progetti nascono parlando davanti a una tazza di caffè”.