Illustrazione tratta dal sito http://www.stadiodellaroma.com

Lo stadio della Roma sì, però...

Valerio Valentini

“Confido che in Campidoglio abbiano pensato anche alle opere accessorie”, ci dice Maria Teresa Zotta (M5s)

Meglio non parlarle dello stadio. “Meglio non parlarne come di un’opera autosufficiente”, corregge Maria Teresa Zotta. E non, ci tiene a precisare, perché a lei non piaccia la Roma. “Anzi – confessa la consigliera comunale del M5s, nata Matera e cresciuta a Taranto – io giallorossa lo sono da sempre. E d’altronde la sindaca Raggi è laziale, quindi qui le tifoserie calcistiche non c’entrano”.

 

E allora perché sembra scettica, sul via libera allo stadio di Tor di Valle?

“Scettica? Per nulla. Sono solo consapevole che c’è bisogno di tutta una serie di opere infrastrutturali propedeutiche allo stadio”.

 

Infatti il Politecnico di Torino ha evidenziato un lungo elenco di problemi: strade e ferrovie del quadrante sud di Roma non sono adeguate a sostenere il traffico che lo stadio genererà.

“Guardi, io non sono un tecnico, non mi occupo specificamente dei temi della mobilità. Ma non ho motivo di dubitare che chi ha seguito la pratica, al Campidoglio, si sia premurato di mettere in cantiere tutte queste opere accessorie”.

 

La Raggi, veramente, ha addirittura forzato i tempi. Entro il 2019, dice lei, partiranno i lavori per lo stadio.

“Ripeto, non sono io la responsabile del dossier. Posso solo augurarmi che tutto seguirà la giusta procedura”.

 

Non è che s’è messo il carro davanti ai buoi?

“No, credo proprio di no. Anzi, la valutazione del Politecnico, voluta giustamente dalla sindaca, sta proprio lì a fugare ogni dubbi sulla bontà del progetto”.

 

Insisto. Non è che, dopo avere dato il via libera allo stadio, voi del M5s ricomincerete a dire no a tutte le altre opere infrastrutturali?

“Quella del M5s come di una forza politica che sa solo dire no è ormai un luogo comune, e nulla di più. Si fanno le opere che che sono davvero utili per la città”.

 

Ma le Olimpiadi, allora?

“Le Olimpiadi non lo erano, evidentemente. Bisogna sempre fare i conti con i conti”.

 

Si dà ai calembour, consigliera?

“No, è solo un modo per dire che non si può prescindere dalla sostenibilità economica e ambientale di un evento, piccolo o grande che sia”.

 

E lo stadio lo è.

“Deve esserlo, sì. Anche perché, lo studio del Politecnico di Torino ha un vantaggio: è stato realizzato da professionisti non romani”.

 

E dunque?

“E’ una garanzia d’indipendenza e di serietà. E di fronte a questa certificazione, tutte le obiezioni, comprese quelle emerse nel IX municipio, decadono”.