Non è l'Ikea
La tavolata dell’ambasciatore di Svezia e l’ennesimo cocktail bar che apre con sfiancanti semivip
Roma è una città senza porti dove però arrivano tutti, a nascondersi, a imporsi e a guadagnare, c’è un rifiuto quotidiano a conoscere la realtà e vince quello che in psicoanalisi si chiama “rimozione”. Lo scrive Nello Trocchia nel suo nuovo libro, “Casamonica” (Utet), dedicato al clan “che ha conquistato la Capitale”, presentato in Campidoglio con la solita romanità che tutto avviluppa e la Raggi in pole position, subito dopo aver ricordato, a suon di hashtag, che lo stadio si farà, che l’Ama non è a rischio e che la pulizia delle strade “è la cosa che interessa di più ai cittadini” (ma va?).
Basta vedere come le hanno lasciate i tifosi del Galles dopo il Sei Nazioni, ubriachi sì, ma mai molesti come i tifosi all’Olimpico contro il Porto. Tutt’altra “squadra” quella riunita a tavola dall’ambasciatore di Svezia Robert Rydberg nella sua residenza a Villa Patrizi (ben lontana dal modello Ikea), con i colleghi della Danimarca, della Norvegia e della Finlandia per Equilibrio Festival, fino al 26 febbraio all’Auditorium Parco della Musica, illuminato, per l’occasione, dalle luci dell’aurora boreale della Lapponia. In prima fila per lo spettacolo del coreografo Mats Ek, il presidente Aurelio Regina e il direttore Roger Salas.
Tutto è improvvisato, ma ad hoc, da Carlo Cecchi, che al Teatro Argentina veste i panni dell’Enrico IV pirandelliano conducendo la tragedia a uno spettacolo il cui tema è il teatro di oggi, specchio frantumato che riflette la nostra epoca, “un oasi di orrore” (Beaudelaire). Applaudono in prima fila Maria Cristina Cobianchi della galleria AlbumArte, Erminia Di Biase, che per anni ha curato il patrimonio artistico della Camera dei Deputati e Lidia Ravera, presto nelle librerie con “L’amore che dura” (Bompiani), quello che si festeggia oggi al St.Regis, per l’opening di Lumen Cocktail & Cuisine tra gli ospiti, Nico Vascellari, l’unico artista che è riuscito a cambiare la parola sogno, “dream”, in “m...a”.