"Roma fa schifo. Ma come ha fatto Galli della Loggia a votare M5s?"

Gianluca Roselli

Lo scrittore Giorgio Montefoschi parla di Roma, dell’amministrazione comunale e della sua borghesia superficiale

Roma. “Trovo che Virginia Raggi abbia anche un certo charme. Per lei nutro una segreta simpatia. Ha un’aria da streghetta, come quella di tante fanciulle che transitano negli studi degli avvocati di Roma nord… Il problema è che è completamente inadatta al ruolo. La situazione di Roma è tragica e comica”. Giorgio Montefoschi, parlando della sua città, s’infervora, ma la sua è una passione velata da un po’ di tristezza. Perché lui, scrittore, nato e cresciuto a Roma nord, in gioventù ha vissuto una città diversa, forse migliore di quella attuale. Ed è in particolare la borghesia romana, l’oggetto polemico di Montefoschi, quell’ambiente materiale e umano che nei suoi romanzi lui ha molto scandagliato. “Non avrebbe avuto senso che io avessi ambientato i miei libri a Tor Bella Monaca. Ognuno deve scrivere di ciò che sa”.

 

Premio Strega con La casa del padre nel 1994, il suo ultimo romano è Il corpo, uscito nel 2017. Relazioni, sentimenti, passioni, ossessioni, ambienti borghesi sullo sfondo di una Roma splendida. “Vede, nonostante i suoi picconatori ce la mettano tutta per distruggerla, Roma rimane la città più del mondo, con un patrimonio architettonico, artistico e culturale unico. Da qui dobbiamo ripartire. Con eventi e manifestazioni, senza lasciarsi sfuggire le grandi occasioni, come ad esempio le Olimpiadi”, afferma Montefoschi.

 

Torniamo alla borghesia. “Parte della colpa del disfacimento della città è dei romani: sono cafoni e maleducati. A partire da chi ha più possibilità. Questa nuova borghesia che sta tra il Fleming, Vigna Clara, Vigna Stelluti, la Camilluccia, la Balduina, pure i Parioli, è ignorante, maleducata, arrogante. Le signore che lasciano il Suv in doppia fila per delle mezz’ore (andrebbero arrestate) o l’avvocato che posteggia sullo scivolo per i disabili. I loro cani che sporcano ovunque. Roma è piena di merda. Prenda poi l’abitudine di arrivare tardi agli spettacoli, lo trovo inconcepibile. Qui la borghesia illuminata non c’è mai stata, certo, ma forse c’era più cultura, con tutto quel che ne consegue. La borghesia illuminata, del resto, non c’è più da nessuna parte, credo, nemmeno a Milano. Dove prima c’era l’etica del lavoro, il cumenda che la domenica andava a messa e poi passava in azienda a rifare i conti. Dove c’erano le grandi case editrici, espressione della cultura e dell’intellighenzia meneghina. Oggi, a parte pochissimi casi (Adelphi, Guanda, La nave di Teseo), nelle case editrici c’è il vuoto, sono editori di pizza al metro, pubblicano solo romanzi coi commissari, è la narrativa dei questurini”.

 

Giorgio Montefoschi abita in una villa piena di libri in un parco incastonato tra la Cassia e la Flaminia. “Col vento dell’altro giorno sono caduti diversi pini, abbiamo dovuto eliminarli, un lavoraccio”. Qui i rumori della città arrivano attutiti, in certi pomeriggi l’unico suono è il ticchettio dei tasti del pc. “Io scrivo a penna, poi però ribatto tutto a computer”. Parliamo di Roma. “Assomiglia più a una grande città mediorientale che a una capitale europea. A mio parere la responsabilità va divisa in due. In primis la Raggi e questa giunta, che è un continuo sliding doors: assessori che vanno e vengono. Salvo solo Luca Bergamo, per il resto sono incapaci di risolvere alcunché. Dopo due anni è mezzo non hanno fatto nulla, nemmeno una cosa simbolica. E la sindaca ha un’arroganza colpevole: alle critiche non sa come rispondere e attacca, buttandola in politica”.

 

Responsabilità divisa in due, diceva. “Sì, è colpa anche dei miei concittadini che li hanno votati. Ma come si fa? Era evidente che non erano in grado. Ora molti si dicono pentiti, come il mio amico Ernesto Galli Della Loggia. Ma come hai fatto a votarli, dico io?! Il voto ai 5 Stelle è epidermico, superficiale, di protesta, senza radici profonde. Stanno amministrando non dico senza una visione, che sarebbe chiedere troppo, ma nemmeno senza pensare al piccolo cabotaggio: pulire le strade, tagliare l’erba. Non mi sorprende che siano in calo nei sondaggi. Salvini è un gran paraculo: si è preso temi a costo zero e batte su quelli. Anche in questo Di Maio ha dimostrato stupidità: tutte quegli incarichi, così gravosi, sulle spalle di un ragazzo di 32 anni”.

 

Chi le ha apprezzato come sindaco e chi le piacerebbe? “Le giunte di Rutelli e Veltroni sono state buone. Pur con i loro errori, c’era energia e voglia di fare. Ora per Roma ci vorrebbe il generale De Gaulle. Oppure uno Chirac o un Mitterrand. O Carlo Fuortes, un manager capace che ha risollevato le sorti del Teatro dell’Opera di Roma. Poi ci vorrebbero dei ricchi mecenati, come i Papi che pagavano Caravaggio per dipingere. Roma è in una fossa miasmatica da cui bisogna uscire facendo pulizia e trovando grandi personaggi che sappiano dare indirizzo, cultura, valori e voglia di fare”.

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