Sarà l'Europa a salvare Roma dalla palude
Grazie alla direttiva europea sulla mobilità urbana arrivano quasi 10 miliardi per estendere la metropolitana
Roma. Immaginate di arrivare da San Giovanni alla Farnesina con comodo e rapidamente prendendo la metropolitana. E di certo non sarebbe malaccio poter andare da Trastevere a piazza Fiume in pochi minuti. Non per una fortunata coincidenza di semafori verdi e sparizione improvvisa degli altri automobilisti e scooteristi della città, ma perché vivete in una Roma immaginaria, dotata di una rete metropolitana di più di 170 chilometri.
Un sogno che grazie alla normativa europea e allo sforzo di giovani e volenterosi appassionati di trasporti riuniti in comitati e associazioni potrebbe diventare realtà. Nel tempo, certo. E se la politica non si metterà di traverso. Per adesso, almeno sulla carta. Il Campidoglio si prepara ad approvare una delibera che la doterà, finalmente, del suo Piano urbano per la mobilità sostenibile. Di cosa si tratta? Di un documento di pianificazione della mobilità delle città inventato nel 2013 dalla Commissione europea nell’ambito dell’Urban Mobility Package. Nel 2016, per volere dell’ex ministro dei Trasporti Graziano Delrio, il documento è diventato necessario per i comuni sopra i 100mila abitanti. Lo devono adottare entro il prossimo ottobre. L’alternativa è sconsigliata: non accedere ai fondi ministeriali per costruire piste ciclabile, tranvie e metropolitane. E così anche a Roma si sbriga. Entro inizio agosto – quando bisognerà bussare alle porte del Mit per la richiesta dei fondi – sarà approvata la delibera con cui l’Assemblea capitolina adotterà il Pums. Ieri il documento ha iniziato il suo iter in commissione Mobilità. Di fatto la sede dove il M5s ha cambiato completamente idea. No Tav in Val di Susa, No metro a Roma. Questa era l’impostazione di Virginia Raggi e dei suoi in campagna elettorale. “Portiamo la metro C a San Giovanni, poi basta”, dicevano i grillini. Niente proseguimento del tracciato fino a piazzale Clodio. Stralciata completamente la metro D e addio ai nuovi percorsi per le linee A e B.
Invece in tempi post ideologici i trasporti – come l’ambiente – diventano un tema che scalda i cuori e le menti dei giovani. E così grazie al lavoro ai fianchi dai ragazzi di ‘Comitato Metro per Roma’ e del comitato ‘Salviamo la metro C’ tutto è stato ribaltato: nei piani del Campidoglio per i prossimi dieci anni ci sono quasi quaranta chilometri di nuove stazioni tra il completamento della metro C (fino alla Farnesina passando per Castel Sant’Angelo e piazzale Clodio), la realizzazione della linea D (da Marconi a Talenti attraversano da Sud-Ovest a Nord-Est la città) e il potenziamento di A e B (con la B1 che arriverà fino al raccordo passando per Colle Salario e Serpentara e il prolungamento della A fino a Monte Mario con due fermate in zona Primavalle/Torrevecchia).
Altri quaranta chilometri saranno il frutto della trasformazione della Roma-Lido (la linea che collega Ostia con piazzale Ostiense), la futura linea E, e la ferrovia Nord (che da piazzale Flaminio porta a Prima Porta ed a La Giustiniana, passando per Tor di Quinto e Saxa Rubra ) che diventerà la F. Tradotto quasi 9,5 miliardi su 12 complessivi di investimenti riguarderanno le metropolitane. E il merito è anche dello strumento, il Pums, che prevede un lungo percorso di ascolto dei cittadini prima dell’adozione del piano. A Roma hanno preferito decisamente le metro alle fantasiose funivie pensate dal Campidoglio. Che, ahinoi, rimangono sottoforma, addirittura d’invarianti, e cioè opere prioritarie. “Siamo molto soddisfatti ora speriamo che le metro non rimangano solo sulla mappa”, spiega al Foglio Riccardo Pagano, coordinatore del Comitato Metro per Roma. “Purtroppo – ragiona – recentemente sono stati licenziati 45 lavoratori di Roma Metropolitane, la società che si occupa della progettazione delle metro”. Nel frattempo su Facebook il presidente della commissione Mobilità Pietro Calabrese ammette e festeggia: “Tutte le infrastrutture metro richieste dalla cittadinanza sono state inserite nel piano da attuare nei prossimi 10 anni”.
E i comitati gli concedono l’onore delle armi: “Prima Stefàno e poi Calabrese hanno sempre ascoltato i nostri consigli e si sono fatti promotori di una fazione ‘infrastrutturista’ dentro al Movimento”, ammette Pagano. E così adesso si sogna una città piena di treni e stazioni. Anche se – ammoniscono da Salviamo la Metro C: “Tra il dire e il fare c’è di mezzo il Mit e la capacità di progettare degli uffici capitolini”. Speriamo davvero bene.