Amazzonia über alles
Il vescovo e i timori per il Sinodo imminente: “Perché importare in Europa norme valide per la foresta?”
Il vescovo è munito di ombrello, anche se fuori splende il sole. “È tutta colpa di questi siti sulle previsioni del tempo, sembra che ogni giorno debba arrivare un tornado o un nubifragio. La psiche ne è condizionata e l’ombrello diventa compagno di viaggio, neanche fossimo a Londra”. Chiuso l’excursus meteorologico, andiamo al sodo. Ma questo sinodo sull’Amazzonia cosa vuole davvero cambiare? “Il celibato, mi pare evidente, anche se è un po’ tutta la struttura dello strumento di lavoro a lasciarmi perplesso”. Ho letto che i preti nella foresta sudamericana sono pochi e fanno fatica a raggiungere i villaggi sperduti, per cui è necessario cambiare qualcosa. Non mi sembra una bestemmia. “Posso anche capire che sia opportuno studiare accorgimenti data la situazione complicata. Ma perché adattare tali accorgimenti a chiese europee, magari alla chiesa tedesca che quanto a organizzazione non ha nulla da invidiare a nessuno? A me – sono parole del monsignore con l’ombrello – pare che questo sinodo sia una specie di cavallo di Troia: si discute di Amazzonia per rendere universali applicazioni che dovrebbero restare locali. Ma noto che tanti confratelli occidentali non vedono l’ora di importare in patria quel che si deciderà”. Lei, eccellenza, dà per scontato che si cambierà molto. “Mi pare ovvio, le aspettative sono elevate, le tensioni già evidenti, i programmi chiari. E’ naturale che si cambierà. Il problema è vedere come, e questo per ora solo il buon Dio lo sa”.