Virginia Raggi (foto LaPresse)

A Roma è iniziata la giostra dei candidati

Marianna Rizzini

Le manovre per il dopo Raggi sono iniziate. Ecco tutti quelli che sono in pista per la corsa a sindaco della Capitale

Roma. Certezza del domani? A Roma men che meno. Tuttavia la domanda si fa strada con una certa insistenza: chi si candiderà a sindaco nel dopo Raggi? E – nel gioco crudele preventivo del destino – l’interrogativo non può trovare risposta senza che prima venga risolto il parallelo dubbio: si vota prima a Roma (scadenza naturale nel 2021?) o in Italia (scadenza non naturale nel 2020)? E se anche tornasse in campo l’idea di una fine anticipata della sindacatura Raggi, cosa oggi non così probabile, il dubbio persisterebbe (aggravato dalla variante: e se si votasse in contemporanea in città e nel paese)?

 

E dunque, partito che vai, stesso muro che trovi: i candidati più forti si tende a tenerseli nel cassetto, perché, almeno nel caso del Pd e del M5s, potrebbero andare bene sia per la corsa nazionale sia per quella locale. Ecco infatti stagliarsi all’orizzonte, in qualche modo indicibile a dirsi, il nome dell’ex premier e presidente pd Paolo Gentiloni: giocarselo alle primarie di coalizione a Roma (questa sì, una certezza: a Roma si faranno le primarie per il sindaco o a fine 2020 o a inizio 2021), e poi al voto romano, potrebbe regalare chance di vittoria, ma toglierebbe dal campo l’ipotesi di un Gentiloni candidato premier. E l’ex ministro dello Sviluppo Carlo Calenda, altra personalità a cui si è pensato nel centrosinistra, anche per via del suo appeal al centro? Che Calenda arrivi o no in fondo al progetto “Siamo europei”, sempre lì’ si finisce: e se poi Calenda fosse utile in vista delle politiche? Eppure lo spazio c’è, non si può lasciare vuoto troppo a lungo, pena la sconfitta: altre figure spuntano dal chiacchiericcio e dai sussurri sul “non sarà troppo presto”? E quando ci si lancia verso il nome di società civile si sente persino dire “Massimiliano Fuksas!”, l’architetto che voleva prendere in prestito per Roma il sindaco di Milano Beppe Sala, oppure “Carlo Fuortes!”, soprintendente dell’Opera di Roma, oppure “Pigi Battista!”, il giornalista e scrittore che un anno fa ha lanciato il gruppo “Roma città aperta”. Per non dire di chi, nonostante le smentite dell’interessato, si incaponisce su Giovanni Malagò o sulla pazza idea: “E perché non candidare Francesco Totti?”. Nel Pd si moltiplicano i nomi, pur sapendo che i due suddetti possibili candidati di peso restano a fluttuare (dice ironicamente un osservatore esperto, evocando il king maker di varie candidature pd: “Perché non ci mettono direttamente Goffredo Bettini?”).

 

Intanto, dai municipi, emergono, come ipotesi, Sabrina Alfonsi e Giovanni Caudo. E sul campo si nota un certo attivismo di Roberto Morassut, ora deputato pd, già candidato alle primarie per il sindaco 2016 e già collaboratore di Walter Veltroni. Ma c’è chi dice, nel Pd, “cherchez la femme”: oltre all’ex capogruppo in Comune poi consigliere regionale Micaela De Biase (anche consorte di Dario Franceschini) si comincia a ragionare sull’ex ministro Marianna Madia e sulla senatrice Monica Cirinnà, in azione sul fronte “diritti”. In area indipendente radicale si pensa alla candidatura di Riccardo Magi, deputato di + Europa, attivo da tempo in città (nonché promotore del referendum Atac). Il direttore di Leggo Davide Desario, visto il quadro complesso di oggi, con “la presenza su Roma della Lega che scompagina le certezze passate e con i Cinque Stelle che, in città, sono riusciti nella difficile impresa di deludere i delusi”, non si stupirebbe, dice, “se, al di là delle possibili candidature di peso di Calenda o Gentiloni nel centrosinistra e di Giorgia Meloni o Giulia Bongiorno a destra, qualcuno provasse a candidare una personalità garibaldina ma solida alla Claudio Lotito. Dieci anni fa Max Giusti aveva profetizzato un suo interessamento sul caso Alitalia. Cosa poi avvenuta. Al di là delle battute, a Roma, per far funzionare le cose, bisogna saper far quadrare i conti, e puntare, lasciando da parte i facili populismi, su persone con preparazione pratica e culturale adeguata”.

 

Ma non solo il Pd ha il problema della tempistica: che Raggi cada prima della scadenza naturale o no, il M5s ha pronto il nome di Alessandro Di Battista, ma il “Dibba”, al netto dei viaggi intercontinentali, ha detto di volersi candidare alle politiche in caso di fine prematura dell’alleanza gialloverde. Altri nomi sono stati fatti – per esempio quelli del deputato m5s Francesco Silvestri, colui a cui Raggi si è rivolta sul tema “ampliamento poteri Roma-Capitale”. Ma nel campo a Cinque stelle c’è chi pensa che possa avere possibilità di figurare nella futura corsa a sindaco anche Monica Lozzi, presidente del VII municipio in lotta contro l’abusivismo). Anche nel centrodestra conta il “quando”: è vero che Matteo Salvini ha rinnovato l’Opa su Roma dopo le Europee (al grido di “la città merita di più”), ma un conto è giocare prima, un conto dopo il voto nazionale. E in ogni caso in molti pensano che l’ipotesi della candidatura non leghista su cui convergere – in caso in cui fosse Giorgia Meloni – permetterebbe l’avverarsi dello scenario “win-win”: se vince lei vince anche lui, se perde lei solo lei. Tuttavia nella Lega da molti mesi si parla di Barbara Saltamartini (anche se c’è chi non ha ancora digerito il “no” del ministro Giulia Bongiorno, e spera ci ripensi). E in Fratelli d’Italia da tempo si conta su Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera impegnato sul tema autonomia (e sull’idea di Roma “città-regione”). E mentre l’estate stende su Roma la cappa d’afa, l’altra certezza è che Raggi, priva della possibilità “mandato zero”, non ha nulla da perdere nel prosieguo della sua non felice sindacatura.

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.