Nemesi e monnezza
Il piano del comune sulla raccolta differenziata non piace al comune (simbolo del disastro?)
Roma. La Nemesi della monnezza è già cominciata (peggioramento della situazione rifiuti per la sindaca espressa dal movimento che sui rifiuti si è giocato molto della retorica pre-elettorale a Roma). Ma certo non la si era vista in azione, la Nemesi, come ieri mattina, quando un titolo del Messaggero ha messo il luce “l’autogol”: è successo cioè che il Campidoglio ha dovuto ammettere di aver avuto e di avere difficoltà di applicazione, ex post, del piano del 2017 che avrebbe dovuto guidare il potenziamento della raccolta differenziata, al punto che, si legge sul quotidiano, il tecnico del ministero dell’Ambiente Laura D’Aprile, ora alla guida della Direzione rifiuti in comune, l’ha definito per alcuni aspetti “incompatibile con le esigenze dettate dalla raccolta” medesima che, “per rispondere alla eterogenea e complessa conformazione urbanistica della città, deve avvalersi di soluzioni flessibili e di rapida collocazione sul territorio”. E se nel 2017 Raggi parlava di “nuova visione” proprio riguardo al nuovo piano, nel 2019 non soltanto non può applicarlo, ma si trova di fronte a vari sogni infranti.
La raccolta differenziata perfetta, tanto per cominciare: la si vorrebbe al sessanta o al settanta per cento, ma non è possibile ottenerla in poco tempo e allo stato attuale dei mezzi. Né si può più, come in passato, dare al colpa ad altri, perché ormai al governo della città ci sono loro, i Cinque stelle del “rifiuto zero” e altre utopie. Quanto agli impianti, si gira attorno al dilemma: il M5s dice no a nuovi inceneritori e discariche, pena l’ostracismo degli attivisti ed elettori duri e puri, ma senza nuovi impianti non si può risolvere la crisi della spazzatura – e se da più parti si indica come soluzione “non ideologica” il termovalorizzatore, ieri Legambiente Lazio diramava una nota sulla proposta “Termovalorizzatori per Roma”, giudicandola “completamente sbagliata almeno quanto le politiche di gestione dei rifiuti messe in campo da questa amministrazione… Nella Capitale non c’è un continuo allarme rifiuti ma un disastro strutturale del ciclo che emerge con i picchi di produzione estivi e invernali e continuerà ad essere tale perché non è stato fatto niente di positivo negli ultimi anni… il comune di Roma si è posto l’obiettivo solo a chiacchiere, dovrebbe già aver pianificato e iniziato la costruzione di impianti che chiudano il ciclo all’interno della capitale stessa”. Al di là delle opinioni, resta sul campo la crisi di Ama ( Raggi intanto licenzia i dipendenti accusati – non bastasse – di furto di benzina). E Roma si sente dire “no” dalla regione Abruzzo, cui sperava di poter inviare 10 mila tonnellate aggiuntive di rifiuti per poter ridurre il carico degli impianti locali.