Sinodo finale
Alla fine dell’assemblea amazzonica saranno tutti contenti, anche i ribelli tedeschi
Eminenza, come finirà il Sinodo amazzonico? “Come previsto, avremo i viri probati, un’ulteriore autonomia delle chiese locali, con il riconoscimento di poteri dottrinali non di poco conto”. Il cardinale è sicuro di quel che dice, mentre seduto alla scrivania ricolma di libri mi guarda con lo sguardo fisso e tranquillo, quasi fosse un medico provetto che descrive al paziente il morbo che l’affligge. “Ovviamente non leggeremo nulla di dirompente, di traumatico. Nessuna rottura sarà certificata, ma ho ragioni valide per ritenere che si seguirà il modus operandi sperimentato con Amoris laetitia, il documento sulla famiglia del 2016: si innoveranno le prassi, ma non lo si dirà esplicitamente. Una nota a piè di pagina qua e là, un paragrafo da un’altra parte. E così via”. Però, obietto, qualcuno che saprà leggere tra le righe ci sarà, e allora le conseguenze potrebbero essere non indifferenti. “Perché, non ci sono state conseguenze dopo il Sinodo sulla famiglia, scusi? E’ cambiato qualcosa? Abbiamo avuto scismi, fratture, gente che se n’è andata nonostante la portata novatrice rilevantissima?”. Rispondo di no. “Appunto, e così andrà anche questa volta, vedrà. E penso che anche questa rivolta tedesca sarà sedata con i risultati del Sinodo sull’Amazzonia, che non dispiaceranno troppo al cardinale Marx e agli altri vescovi più spinti nell’invocare riforme non solo pastorali ma anche dottrinali”. E quando vedremo i risultati? “Presto, credo già la prossima primavera, anche se da come andranno le settimane di discussione sinodale si comprenderà il destino della chiesa”.