roma capoccia – Odo romani far festa
Amarcord Scola
Il libro sul grande Ettore (scritto dalle figlie) squarcia il velo sulla mediocrità cinematografara di oggi
“Il vecchio mondo sta morendo. Quello nuovo tarda a comparire. E in questo chiaroscuro nascono i mostri”. La frase dell’artista e regista cileno Alfredo Jaar, ben si adatta a Roma dove, di mostri, veri o presunti tali, se ne possono incontrare diversi. Nel palazzo davanti alla Bocca della Verità realizzato da Jean Nouvel per la Fondazione Alda Fendi, Raffaele Chiuri prende un rinoceronte finto (ancora?) e lo fa trainare dalle sagome di Luis Buñuel e Man Ray. In altre stanze, c’è gente che beve prosecco accanto a tanti asini, affettatrici senza salumi e rasoi, “voluti per squarciare la visione dello spettatore ed offrirgli uno sguardo altro”. Quale sia, ci piacerebbe davvero scoprirlo. Mentre altri mostri impediscono la riapertura della libreria “La pecora elettrica” a Centocelle, riapre il Cinema Quattro Fontane con un party per pochi organizzato da Andrea Occhipinti della Lucky Red. Ci sono Franceschini e Zingaretti, Luca Argentero, Barbara Bouchet, Vittoria Puccini e Maria Sole Tognazzi. Manca Veltroni, ma presenzia e presenta i libri Rizzoli di Bonolis (al teatro Eliseo) e di Paola e Silvia Scola (alla Galleria Colonna) dedicato al papà Ettore. Che belle che devono esser state le feste nella sua casa ai Parioli ogni giovedì. “Si chiamavano Open House, si mangiava e si giocava”, raccontano le figlie sotto gli occhi divertiti di Stefania Sandrelli. “Chi voleva sapeva che poteva venire, non c’era bisogno di avvertire”. Si vincevano ninnoli che il maestro del cinema incartava e regalava al momento, solo che una volta, sbagliandosi, mise in palio una bambola che era un pezzo di antiquariato russo. La vinse Monica Vitti che poi, per finta (lei però non sapeva) ricattò: “Se me la restituisci, sarai in Dramma della gelosia”. E così fece. Tanto, Scola aveva già deciso mesi prima che quella parte sarebbe stata sua.