La nascita di un movimento politico?
“La piazza del 14 dicembre a Roma sarà la prima sardinata nazionale”
Parlano le sardine romane. “Ora tutti vogliono saltare sul carro e dobbiamo stare attenti. Abbiamo detto no a Open Arms”
Roma. Stephen, Sara, Nicole, Yuri e Camilla sono solo alcune delle sardine che in questi giorni si stanno affannando, nelle pause dal lavoro e dagli impegni quotidiani, per assicurarsi che la manifestazione contro l’odio del 14 dicembre a Roma non tradisca le enormi aspettative che ha creato. Si sono visti per la prima volta in un pub dopo essersi conosciuti tutti sui social, in un gruppo WhatsApp di sette persone che oggi sono diventate quasi centoquarantamila su Facebook. L’iniziativa è nata da Stephen Ogongo, un giornalista di origini keniote che, oltre ad essere l’amministratore del gruppo, è il coordinatore locale riconosciuto da Mattia Santori, il fondatore bolognese delle sardine. “Abbiamo conosciuto per la prima volta Mattia qualche settimana fa”, ci racconta Sara Nazzarri, responsabile della comunicazione delle sardine romane. “Lui era sceso a Roma per partecipare a un programma in tv e, dopo la diretta, siamo andati in un pub per definire il movimento e la manifestazione di Roma”. Si sono organizzati in una decina di comitati, di 7-8 componenti ciascuno, che si occupano di comunicazione, sicurezza, organizzazione, campagna social, grafica e che sono naturalmente in contatto con Bologna.
“L’età media è di 35 anni e l’organizzazione è molto giovane”, ci spiega Camilla Buitoni, che è invece la responsabile della campagna per raggiungere chi non usa i social. “Il gruppo per il servizio d’ordine è composto da ragazzi molto giovani, ma c’è anche chi, come me o Stephen, ha cinquant’anni”. Sara, che è invece sulla trentina, ci racconta la scelta della piazza: “Le proposte coinvolgevano tantissime piazze in tutte le zone di Roma, ma poi si è optato per San Giovanni. Sul timore per la grandezza e anche per il non indifferente significato storico e politico della piazza hanno prevalso l’ambizione e la voglia di riempirla”.
Il 19 ottobre scorso Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi hanno portato, secondo i dati della questura, settantamila persone a piazza San Giovanni, ma per sabato prossimo le sardine si sono poste l’obiettivo ambizioso di raggiungere quota centomila. Un numero a cui è possibile aspirare solo per la scelta eccezionale di individuare nella manifestazione romana il primo appuntamento che supererà il carattere locale che le “sardinate” hanno finora avuto nelle altre città italiane. Così ci spiega Sara, che però ci tiene a mettere le mani avanti: “Centomila persone sono un sogno, noi naturalmente crediamo che già il solo fatto di riportare in piazza tante persone contro l’odio sarà un risultato importante. Quella di Roma sarà la prima sardinata nazionale”.
Un gruppo si sta organizzando per la sicurezza e si sta formando un servizio d’ordine che si andrà ad aggiungere alle forze che la polizia metterà in campo per assicurare lo svolgimento pacifico della manifestazione. Dalla piazza sono invitati a restar fuori striscioni, bandiere e simboli politici e “chiunque verrà in piazza” spiega Stephen, “ dovrà venire in qualità di sardina e nulla di più. Finora non è mai successo, ma se qualcuno dovesse venire in piazza con i propri simboli lo farebbe chiaramente per farci un dispetto”. Camilla ci racconta che diverse associazioni, come per esempio la Ong Open Arms, avevano chiesto di poter partecipare non a titolo personale: “Gli abbiamo pregati di no. Solo persone singole. Solo sardine”. Per quanto riguarda i finanziamenti, Sara ci spiega che in questi giorni è stato lanciato il crowdfunding per i costi del palco e degli amplificatori.
Ma quali saranno le voci che rimbomberanno a piazza San Giovanni sabato prossimo ancora è un mistero. Stephen ci risponde che ci stanno ancora lavorando. Certo, dice Stephen, non potranno parlare i politici. Ma forse il microfono sarà aperto al mondo della cultura e dello spettacolo, anche se nessun grande nome ha ancora avanzato la propria candidatura. “Ma dovranno essere persone impegnate già da tempo nella lotta all’odio e non gente che vuole salire all’ultimo sul carro”. E Mattia Santori? “Se vorrà parlare potrà farlo, ma dipende da lui. Ancora non abbiamo una scaletta e dei nomi”.